PRIMAVERA – La sconfitta di Kiev ha scatenato le critiche, ma non tutto è da buttare: cambiare modulo potrebbe aiutare…

La stagione è ufficialmente iniziata anche per la Primavera. I ragazzi di mister Giampaolo Saurini hanno destato un’ottima impressione all’esordio in campionato contro il Cesena di sabato scorso, gara poi vinta 1-0. Sensazione che è proseguita anche in Youth League contro la Dinamo Kiev, almeno nel primo tempo concluso in vantaggio prima di sciogliersi completamente nella ripresa concedendo campo, occasioni e risultato agli avversari.

Il 4-1 finale per il numero di tiri portati alla porta di Schaeper non è nemmeno una punizione troppo pesante, quello che però si fa fatica a comprendere è come sia possibile che da un tempo all’altro la squadra abbia avuto un calo sia nervoso ma soprattutto fisico così evidente. Siamo solo alla seconda partita ufficiale e, seppur ravvicinata e giocata con un’avversario che è forse più avanti nella preparazione, non è possibile assistere ad un così netto calo. Avvisaglie, tra l’altro, che si erano già avute nel match di campionato contro i romagnoli nella seconda parte della ripresa, con gli azzurrini che soffrirono fin troppo la sterile pressione del Cesena. Questo deve far scattare subito un campanello d’allarme in casa Napoli dove, probabilmente, qualcosa non ha funzionato nella preparazione atletica.

Altro punto da sottolineare è la costante fatica che la squadra fa nel produrre gioco, caratteristica che si trascina ormai dallo scorso anno. Il centrocampo viene troppo spesso by-passato con lanci lunghi dalla difesa per gli esterni. Di fatti le azioni da rete del Napoli provengono prevalentemente da giocate dei singoli. Difficilmente, infatti, si è assistito ad una manovra fluida che partisse dalle retrovie e che poi passasse dalla mediana. Eppure la prima squadra dovrebbe fare da insegnamento, ma ciò non succede. In questo senso pesa tantissimo il fatto che le formazioni giovanili non si allenino con la prima squadra, dove anche la vicinanza di Sarri e del suo staff potrebbe portare consigli e benefici. Una “scusante” al poco gioco corale potrebbe essere che le caratteristiche dei calciatori, probabilmente, non aiutino la costruzione della manovra. Centrocampisti come Basit o De Simone (ovvero coloro che sono partiti titolari contro la Dinamo Kiev) hanno dimostrato di avere una buona gamba, ottima dinamicità, sanno portare palla al piede, ma che probabilmente non hanno nel passaggio la loro migliore qualità. Il giocatore più tecnico del centrocampo sembra essere il regista Umberto Otranto, ma che forse non ha la fisicità giusta per destreggiarsi davanti alla difesa.

Ecco perché una soluzione potrebbe essere cambiare qualcosa dal punto di vista tattico. Sono ormai 4 anni che la Primavera di Saurini, a parte una piccola parentesi nella gestione Benitez, gioca con il 4-3-3, modulo che però non ha prodotto troppi risultati utili. Vista la presenza di mediani bravi nella fase di non possesso, potrebbe essere interessante passare ad un 4-2-3-1 con De Simone e Basit davanti la difesa, di fatti coprendola a dovere, spostando Otranto dietro la prima punta. Inoltre anche in caso di cambi in corso di gara potrebbero esserci più soluzioni. Con l’attuale modulo le varie sostituzioni avvengono sempre ruolo per ruolo, mettendo solo forze fresche in campo che però spesso non riescono a cambiare l’andamento di un match. Con un trequartista, invece, potrebbero essere utilizzate meglio le qualità di giocatori che siedono in panchina: uno su tutti Riccardo Conte, talento classe ’99 che viene utilizzato nel ruolo di vice-Negro, da centravanti quindi, pur non essendo un vero centravanti di ruolo. Dietro la prima punta le caratteristiche di un giocatore come Conte potrebbero essere enfatizzate, mentre per quanto riguarda gli esterni il Napoli non avrebbe particolari problemi in quanto i vari Russo, Liguori e Della Corte hanno mostrato di avere qualità non da poco e la gamba per poter effettuare le due fasi di gioco.

sauriniQuesta Primavera ha dimostrato di avere ottime potenzialità, a patto che queste vengano sfruttate a dovere. D’altronde cambiare non sempre è un male, il passaggio dal 4-3-1-2 al 4-3-3 di Sarri ne è la dimostrazione: i moduli si adattano in base alle caratteristiche dei calciatori e non il contrario.

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Pasquale Giacometti

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