ESCLUSIVA – Alla scoperta di Diego Acunzo, il dieci della Primavera. L’ex allenatore: “Ricorda Redondo ed è un gran lavoratore”

Piedi buoni, educati e sopraffini: è il talento, l’estetismo applicato al calcio, tutto ciò che di sublime c’è nella solo apparente rozzezza di un pallone che rotola. Diego Acunzo nella Primavera di Saurini incarna in perfetto l’unione a mo’ di sintesi hegeliana tra la bellezza calcistica e la disposizione al sacrificio. “Ha una passione smisurata per il calcio – rivela Giuseppe Fusaro, che ha allenato Diego quando militava nei Giovanissimi nazionali della Paganese, ai nostri taccuini – è cresciuto con dei sani valori grazie a due fantastici genitori. Ci mette sempre il massimo e si allena con grande abnegazione, ha una buona cultura del lavoro e per questo potrà fare strada”. La disposizione al sacrificio non viene da sé, secondo mister Giuseppe va inculcata nei ragazzi fin da piccoli: “Sotto questo aspetto Diego è una garanzia, viene spinto dalla sua grande passione e dai valori che gli hanno dato i genitori”.

Il talento, invece, è impagabile: ce l’hai o ti manca. Nel mancino di Diego di talento ve n’è in abbondanza, se n’è accorto il suo mister ai tempi della Paganese e se n’è accorto Saurini, che nell’ultima parte della scorsa stagione non si è privato praticamente mai del suo numero 10: “Ci sono tutte le possibilità per lui di diventare un titolare, c’è molta fiducia in Diego – continua Fusaro, che però avverte – può ritagliarsi lo spazio che merita ma l’organico della Primavera è migliorato e a nessuno viene regalato nulla, bisogna lottare sempre”. Un lavoratore come Diego, però, può soltanto trarre benefici dalla concorrenza, che – mano sul fuoco – non lo spaventerà di certo. E poi, potrebbe mai lasciarsi sfuggire un’occasione grande come la Youth League? “Affrontare squadre come le giovanili di Barcellona, Manchester City o Real e andare in giro per l’Europa a difendere la maglia azzurra è una cosa che resta impressa come un tatuaggio. Tutti i ragazzini hanno il desiderio di affrontare club così blasonati con la maglia del Napoli”.

Foto Daniele Sannino

Nel 4-3-3 di Saurini ricopre spesso il ruolo di interno sinistro: l’Hamsik della Primavera, per intenderci. “E’ un interno atipico, perché non ha grande dinamismo e non può mettere in mostra quelle che sono le vere doti di un interno”. Mister Fusaro suggerisce di impiegarlo come vertice basso, “perché non è velocissimo ed è un po’ compassato ma ha una grande qualità e usa bene entrambi i piedi. Inoltre ha sempre i tempi di gioco giusti”. Il paragone, con le dovute proporzioni, è con Redondo: “Anche lui aveva sempre la giocata in testa: appena arrivava il pallone sapeva già cosa fare”. Una carriera che – finora – gli ha regalato diverse soddisfazioni. L’esordio in Lega Pro, ad esempio: “Giocava nei Giovanissimi a Pagani – ricorda mister Fusaro – fu aggregato agli Allievi e poi in prima squadra: esordì in Lega Pro, mi pare a Catanzaro, poi giocò titolare contro la Salernitana. Successivamente andò proprio alla Salernitana e a fine anno fu notato e preso dal Napoli”. Sembra quasi l’inizio di un libro: il resto delle pagine è ancora tutto da riempire. Possibilmente, con la maglia azzurra cucita addosso come una seconda pelle.

Vittorio Perrone
RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Perrone

20 anni, giornalista pubblicista. Redattore di SpazioNapoli.it dal 2014, Caporedattore da Settembre 2017. Collaboro con Rompipallone.it e il quotidiano "Roma". Disordinato, sognatore, avvocato delle cause perse.
Gestione cookie