La risposta alle parole di Higuain: smentite, sbugiardate, contraddette. Chapeau, ADL!

Gonzalo Higuain, in giacca e cravatta, è entrato ufficialmente nella famiglia Juventus, nella giornata di ieri. Presentazione per il bomber argentino che ha ben pensato, per celebrare la sua iniziazione nel nuovo club, di togliersi non qualche sassolino bensì delle vere e proprie pietre dalle sue scarpe (d’oro, è il caso di dire). Poche, pochissime parole per i suoi ex compagni, quasi gregari per lui, sparring partner secondari e non degni nemmeno di menzione, dimentico del fatto che è anche e soprattutto grazie a loro se è diventato recordman in A,  e per l’uomo che gli ha ricordato come si fa l’attaccante, Maurizio Sarri. Ingratitudine, buonismo di facciata, parole quasi dovute, tanto per. Poi, l’ira dell’argentino ha colpito Aurelio De Laurentiis, a suo dire “motivo principale” della scelta del Pipita. Motivazioni che, è bene sottolinearlo, possono reggere, fino ad un certo punto e che lasciano di sasso quanti hanno sostenuto, tifato e adorato l’argentino, arrivando anche alle lacrime per lui. La risposta del presidente azzurro non si è fatta attendere: l’ha toccata decisamente piano Aurelio De Laurentiis che, come si suole dire a Napoli, non si è “tenuto” niente per sé ed ha risposto, punto per punto, virgola per virgola, contestando, smentendo, sbugiardando, evidenziando ogni contraddizione presente nelle parole del suo ex attaccante. Ma andiamo con ordine.

PRECISO E DRITTO AL PUNTO – Anzitutto, la lettera di De Laurentiis è una grande prova di comunicazione: parole mirate, precise, non inventate così a caso o sparate tanto per: dovrebbero imparare da qui gli Higuain, padre e figli.  Un silenzio rotto per contestare le affermazioni del Pipita, e del suo entourage, in quattro punti, che smentiscono quella verità raccontata da Higuain che, diciamolo, dopotutto aveva convinto poco l’intera piazza. Nessuna frottola, nessun buonismo, nient’altro che una risposta mirata, precisa e concisa, a tratti anche al veleno, per Gonzalo e il procuratore, soprattutto il procuratore, quel Nicolas napoletano a gennaio ed improvvisamente bianconero a luglio: come è veloce il tempo nel mondo del calcio, cancella tutto con una firma, qualche denaro in più e via, dimenticando così tre anni in cui un buon attaccante si è scoperto grande. Una domanda all’agente di Higuain, però, verrebbe da farla: ora che ha già un tatuaggio di Pulcinella, quale sarà il prossimo? La Mole? ADL non ha chiesto, ma sicuramente ci avrà pensato.

INGRATITUDINE, INCOERENZA, FALSITÀ – Nel calcio i “grazie” lasciano il tempo che trovano: poteva evitarli, Gonzalo perché tanto nelle sue parole c’era, lo ripetiamo, quasi il dovede laurentiis dimarore di fare quelle affermazioni. La sensazione è che poteva finire in tutti i modi, ma non così, non trattando i compagni come sfumatura importante ma non necessaria, non dimenticando che i gol lui, attaccante di razza, li ha segnati grazie ad uno schema tattico organizzato intorno a lui per valorizzarne caratteristiche e qualità.  Poi attacchi a De Laurentiis, col quale non avrebbe trascorso un attimo in più del suo preziosissimo tempo. Anche qui il presidente ruba applausi: lo scorso quindici aprile scese in campo lui stesso, al fianco del suo attaccante ingiustamente squalificato. Allora erano tutti napoletani in casa Higuain, la Juve era la nemica, perché il Pipita era partenopeo. Poi spazio all’incoerenza e alla falsità: non voleva condividere tempo col patron, non più. Eccetto quando si doveva parlare di rinnovo, di soldi, di “tanti soldi”, ipse dixit. O sei attore o sei un falso: più la seconda, perché la prima regge poco ed un dignitoso attore avrebbe saputo fare meglio di Higuain in conferenza. Aveva ragione Totti: gente così è come i nomadi.

Aurelio De Laurentiis può essere simpatico o meno, può piacere o no, ma quando c’è da dargli ragione non si può affermare il contrario. Infine, nella risposta impeccabile ad Higuain, un’ultima verità: non solo traditore, non solo ingrato, ma anche un derisore. Sì, perché Higuain ha tradito Napoli ed i napoletani, dimostrandosi un uomo del tutto diverso da quel che poteva sembrare ma per giunta ha preso in giro la squadra, il progetto, i compagni e l’allenatore: chi ha fatto le sue fortune. Ed in ultimo, ma non per importanza, la città.

“Cercare di spiegare che il suo passaggio nella nuova famiglia sia colpa mia, è mancare di rispetto ai napoletani. Se Higuain avesse letto la storia di Napoli, scoprirebbe che questa città è stata l’unica a liberarsi da sola dai nazisti, prima ancora dell’arrivo degli americani, che trovarono la città già liberata quando vi entrarono. Questo popolo lo si può tradire se non si ha vergogna, ma non prendere per il culo” – ecco: ha tradito senza vergogna, ma la cosa più grave è che ha preso per il culo chi per lui ha avuto solo amore e venerazione. Un’onta troppo grossa e che non si cancellerà mai. Ma chi fa certi gesti non ha pudore né  vergogna.  Chapeau, Aurelio: hai espresso in poche e chiare parole il pensiero di milioni di partenopei feriti e traditi.

 

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