Gonzalo, non sei l’unico che ha sete di vittoria. Ma il fine non sempre giustifica i mezzi

Caro Gonzalo, non puoi neanche lontanamente immaginare cosa hai scatenato qui in soli due giorni. Napoli questa mattina si è svegliata malinconica. Del resto non puoi biasimarla: sta solo tentando di metabolizzare un futuro diverso da quello che si era prefigurata, un futuro di cui hai deciso di non fare più parte. In fondo l’hai sempre saputo anche tu, no? Il tifoso partenopeo è passionale, è viscerale, di “pallone” ci vive e ci muore e i suoi beniamini li osanna fin quando onorano la maglia e “difendono la città”.

Ieri hai fatto capire di non voler più continuare a farlo. Tante sono state le polemiche che in soli due giorni si sono scatenate e, dovevi aspettartelo Gonzalo, la maggior parte non sono a tuo favore. Non tutte però! C’è anche una cospicua fetta di tifoseria, non solo napoletana (perché ovviamente sulla questione che si preannuncia essere la più bollente della stagione, tutti vogliono dire la propria), che analizza a fondo quali possano essere state le motivazioni che ti hanno spinto ad optare per una simile scelta… La peggiore che il tifoso napoletano potesse contemplare. Ma ormai i giochi sono fatti, anche se (è bene specificare) non ancora ufficialmente. higuainjuve

Eppure a pagarne le spese, caro Gonzalo, è sempre ed inevitabilmente il tifoso, lo stesso passionale, viscerale e ossessivo (ma nel senso buono della parola) che ha gioito con te nel vederti cantare sotto la curva, che ha pianto con te nei momenti cupi (e di momenti cupi ce ne sono stati parecchi, a partire da quel famoso rigore sbagliato in finale di Coppa America) e che non vedeva l’ora di riabbracciarti nella ormai familiare atmosfera di Dimaro. Caro Gonzalo, non sei l’unico che ha sete di vittoria. Molto spesso ci si dimentica che è il tifoso a muovere quello spietato meccanismo che ti permetterà il prossimo anno, alla soglia dei trent’anni, di guadagnare oltre 7 milioni annui… Colpo da maestro, bisogna ammetterlo! Il problema è che si è ormai orfani di un calcio che sempre più viene idealizzato e che alla fine dei conti finisce sempre, inesorabilmente, per tradire le aspettative. E non neghiamolo: fra il rettangolo di gioco e gli spalti si è venuto a creare un vero e proprio abisso, che appare sempre più incolmabile. E se qualche superstite romantico ancora si affannava ad emergere da questo abisso, magari indossando fiero la tua maglietta, ieri si è visto letteralmente travolgere da un’ondata di sconforto che difficilmente gli permetterà di risalire a galla.

Se l’unica soluzione per vincere è andare via, nel silenzio più totale, per rafforzare ulteriormente la diretta e storica concorrente in campionato, diciamo pure addio all’agonismo e alla sana competizione, togliamo pure di mezzo sciarpe e bandiere, vessilli e colori, striscioni e tifoserie. Caro Gonzalo, il fine che ti sei preposto è lecito e condivisibile, ma non sempre il fine giustifica i mezzi… e proprio tu avresti potuto trovare un mezzo migliore.

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