Hamsik, il Capitano che (a volte) diviene trasparente

Il Napoli non riesce a battere la Roma, addirittura esce sconfitto dal match dell’Olimpico pur avendo dominato per buona parte del primo tempo e interamente nella ripresa. Solito mal di trasferta, terza sconfitta consecutiva lontana dal San Paolo, quarta nelle ultime cinque. Sfortuna certo, gli avversari non impegnano mai Reina nell’arco dei 90 minuti, salvo trovare il gol della vittoria all’ultimo respiro concretizzando l’unica palla gol della partita. Ma il problema reale va ricercato tra gli azzurri: tantissime palle gol rese vane da poca precisione, poca convinzione, poca lucidità e tanta tanta bravura del portiere giallorosso. Callejon fermato da un fuorigioco millimetrico, Higuain due volte da uno Szcezny strepitoso, Mertens prima e Insigne poi vittime di un pizzico di egoismo e un po di imprecisione e infine lui, Hamsik inesistente in campo e colpevole di non aver concretizzato la più ghiotta delle occasioni a porta vuota.

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Oh Capitano, mio capitano. Proprio nel giorno delle sue 400 presenze in azzurro, che gli permettono di piazzarsi al terzo posto nella classifica di tutti i tempi dietro Juliano e Bruscolotti , Marekiaro non incide, anzi, si perde nei meandri delle trame giallorosse, non ingrana mai la marcia giusta e resta a guardare quando gli altri provano a far qualcosa. Eppure il capitano azzurro era riuscito a trovare una buona continuità qualche settimana fa, aveva innalzato la qualità delle sue giocate e dei suoi inserimenti divenendo spesso l’arma in più quando la luce sembrava non accendersi. Oggi no. Oggi si è rivisto l’Hamsik spaesato di inizio stagione: lento, macchinoso e incredibilmente poco reattivo quando un’uscita del portiere avversario stava per concedergli la palla della consacrazione. Deve esser stato un dejavù per i tifosi napoletani che nel match dell’andata al San Paolo furono costretti a strozzare l’urlo di gioia a causa di un errore (simile) dello slovacco a tu per tu col portiere polacco della Roma a pochi istanti dalla fine. Se solo avesse messo a segno quei due colpi oggi forse parleremmo di un altro campionato, di un’altra stagione, di un altro Hamsik. E invece ancora una volta siamo qui a chiederci quale sia il vero Marekiaro e cosa bisogna aspettarsi da lui.

Torna Marek, questa squadra aspetta te. L’assenza ingiustificata del capitano rende meno fluida la manovra azzurra e di conseguenza meno pericolosa: Jorginho e Allan si sacrificano anche per lui ma a lungo andare i ritmi diventano insostenibili anche per loro che, inevitabilmente, calano. E allora ci sarebbe bisogno dei suoi strappi, della sua progressione che invece sembra essere un vano ricordo; Marek non gira, sbaglia passaggi banali (vedi l’occasione concessa a Salah nel primo tempo) e non offende. Forma fisica, stanchezza mentale, eccessiva pressione? Cosa ti succede capitano? Starà a Sarri capire come rinvigorirlo in vista delle tre finali che attenderanno gli azzurri, ma dovrà farlo in fretta, la banda Spalletti non batterà ciglio. Servirà compattezza di gruppo e il miglior Hamsik: la fotocopia sbiadita e trasparente intravista all’Olimpico non è quella che i tifosi conoscono e non può, categoricamente, essere la reale dimensione del capitano azzurro.

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