Madrigal stregato, Napoli mai così male in Europa: ma vanno considerati tanti fattori…

Stamattina, il caffè aveva l’ormai insolito sapore amaro della sconfitta. Quello di Sarri, però, era un concentrato di dubbi e di perplessità. Cos’ha sbagliato, dove, perché e quando; cambi tardivi, turnover massiccio, troppa fiducia negli uomini-chiave. La legge di quel doppio impegno finora gestito alla perfezione – complici anche gli avversari – ha sentenziato ieri un dato troppo spesso ignorato: questo Napoli è strettamente legato al suo undici classico. Da lì, non si scappa.

I NUMERI – È come uno spartito che non ammette variazioni, come un gran bel ritornello che ha però bisogno degli strumenti giusti. Guai a farlo in versione acustico, senza la chitarra elettrica del Pipita: verrebbe fuori un altro tipo di brano, non necessariamente dello stesso livello. Sono i numeri a parlare, e dicono principalmente del problema spagnolo degli azzurri: quarta sconfitta in sei trasferte in terra iberica. E poi, fattore ben più grave, per la prima volta in questa stagione il Napoli non ha trovato gol in Europa League: emblematico. Almeno quanto il dato che fa riferimento ai tiri in porta: appena due, e la media era di 8.8. Insomma: qualcosa è andato storto. O più di qualcosa.

IMPRESCINDIBILI – Chiedere per credere anche a Gonzalo Higuain: ha avuto ventitré minuti per portarla a casa, mai una volta in cui abbia realmente sorriso. Non ha trovato lo specchio, non lo fa dal match con il Carpi. Centottanta minuti a combattere, coi denti stretti e la voglia di ridare il massimo: ma senza fiuto da bomber vero. È questione di tempo, sia chiaro. Come lo è questa nuova, insipida versione di Marek Hamsik: andato al massimo, ora in leggera discesa. Con il ritorno di Jorginho e Allan in mediana, potrà nuovamente crescere su solide certezze. Non che Lopez e Valdifiori siano da scartare, però la questione è sempre stata chiara: certe melodie, in tempi concitati, non vanno arrangiate. Unica eccezione: Chiriches, non proprio una riserva.

CON VALDIFIORI – Lo è invece Mirko Valdifiori, sebbene le qualità per emergere ci siano tutte. Ecco: è sull’aspetto psicologico che va ancora testato. È nelle grandi notti che va davvero marchiato. L’apertura su Callejon è una meravigliosa opera di talento ed un nuovo modo di alzare la voce alternativo al fraseggio stretto, ma il fallo che vale la perla di Suarez è tutto frutto della sua scarsa capacità di tirar dritto quando c’è da far scorte di legna. La differenza con Jorginho è tutta lì: nello sporcare traiettorie e nel dar manforte. Nel tener botta e nell’essere incredibilmente fastidioso. Non bastano le linee immaginarie: prima occorre chiudere quelle di gioco.

Cristiano Corbo

 

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