L’avvio promettente, poi l’oblio e la voglia di riscatto: quanto è cambiata l’avventura di Gabbiadini in azzurro

Si era presentato all’aeroporto di Capodichino con il sorriso di chi non vede l’ora di iniziare, l’impazienza di un bambino alla vigilia di Natale. Manolo Gabbiadini è sbarcato a Napoli il 4 gennaio del 2015, dopo il tira e molla con Sampdoria e Juventus risolto in favore del Napoli. 12 milioni per uno dei talenti più in erba del campionato italiano, capace di realizzare, nella prima parte di stagione a Genova, 7 reti in 13 presenze.

Fioccavano applausi a scena aperta e complimenti per ADL e soci da parte di tutti gli addetti ai lavori, per un’operazione da esperti calcolatori: 12 milioni per “un calciatore che nel giro di qualche anno potrebbe valere tre volte tanto” si diceva. Gli inizi promettenti, quella fase di ambientamento tra panchina e campo, da tramutare in titolarità permanente con l’inizio della nuova stagione. Un sogno rimasto tale, conservato nel cassetto insieme alle istantanee di quelle 30 presenze condite da 11 goal sotto la gestione di Benitez.

Poi l’avvento di Maurizio Sarri, un uomo venuto dal nulla che dal nulla ha costruito una squadra vincente, bella da vedere e sicura da sé. Higuain e Callejòn, dati per partenti, sfoderano sorrisi a trentadue denti, Reina è tornato per portare una nuova euforia all’interno dello spogliatoio. C’è una felicità generale nell’ambiente Napoli. Per tutti, tranne che per Manolo.

E pensare che, secondo la testimonianza della sorella Melania, Gabbiadini non vedeva l’ora, un anno fa, di fare il suo esordio con la maglia numero 23 azzurra. Quel sorriso da bravo ragazzo è sparito, per fare spazio alla mestizia. Sono appena 15 le apparizioni tra campionato e Coppa Italia, di cui soltanto due dal primo minuto, e 4 in Europa League (con altrettanti goal). Di certo il modulo, l’infortunio e l’avere davanti quel mostro sacro di Higuain non l’hanno aiutato, ma la sensazione è che lo stesso Gabbiadini si aspettasse un minutaggio più elevato. Invece si è limitato a raccogliere le briciole. Per ora.

Qualcosa, in fondo, può ancora cambiare: perché se il Napoli deciderà di andare fino in fondo in entrambe le competizioni, Sarri dovrà per forza di cose tenere in considerazione Manolo, che continua ad allenarsi con serietà e che non ha mai sbandierato i suoi mal di pancia ai quattro venti. Probabile che al Madrigal scenda in campo dal primo minuto, anche perché l’ennesima panchina stagionale potrebbe presto tramutarsi in un addio. Il Wolfsburg, d’altronde, è arrivato a mettere sul piatto 25 milioni a gennaio.

Da Vila-Real può iniziare una nuova stagione per Manolo: il tempo per vincere insieme ai compagni e non sentirsi un corpo estraneo c’è ancora. Così come quello per ritrovare il sorriso.

Vittorio Perrone
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