Sostegno continuo per l’undici azzurro in ogni fase di gioco, una colonna. Il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Superare il Napoli della MaGiCa targato 1987-88 non è per tutti, è pane per un  gruppo che sprizza qualità tecniche e caratteriali da ogni poro, pane per il Napoli di Maurizio Sarri. Sono le otto vittorie consecutive, record assoluto nella storia del club partenopeo. Il preludio al big match del 13 febbraio da capolista è una gara ostica, proprio come profetizzato dal tecnico azzurro. Novanta minuti in discussione fino al rigore realizzato con freddezza da Gonzalo Higuain, sintomo che i fantasmi del passato neanche avvicinano il bomber azzurro che continua a tenere la media, strepitosa, di un goal a partita: 24 su 24, ritmi allucinanti.

Adelante. Brilla di luce propria fino ad un cambio evitabile Josè Maria Callejon, l’uomo in più in avanti, il punto di riferimento di ogni offensiva azzurra per oltre un’ora di gioco. Segna un goal regolarissimo con uno spunto dei suoi, sulla linea della difesa avversaria, superando con disinvoltura Belec, il fuorigioco lo ravvisano solo l’arbitro Doveri e i suoi collaboratori. Non riscontrano, invece, un rigore solare, pacifico, proprio sul numero 7 ex Real Madrid nella prima frazione di gara. Due fotografie di una gara in cui l’esterno di Motril è stato protagonista assoluto, unico per mobilità e capacità di farsi trovare pronto, limitato solo da cause esterne, non imputabili al classe ’87 azzurro. Qualità e resa solari, che rendono più evidente quanto strida quel cambio all’ora di gioco, con Callejon diretto negli spogliatoi al posto di un Insigne non proprio in giornata di grazia.

Muro. Rendimento impeccabile profuso dalla retroguardia azzurra al completo. Imperscrutabile, proprio come Elseid Hysaj. Preciso in marcatura, sempre disposto alla progressione, un moto perpetuo che infiamma l’out di destro. Sulla spinta, rara, degli emiliani di Castori, più accorti al tenere la posizione dietro la linea della palla che ad offendere, non cede un colpo. In fase di spinta è una costante piacevolissima, dimostrazione del livello assoluto raggiunto dal terzino ex Empoli, arrivato alle pendici del Vesuvio accolto da qualche dubbio di troppo, tutti fugati, ora c’è spazio solo per attestati di stima e un’acquolina in bocca, per nulla celata, in vista dei margini di miglioramento del classe ’94 albanese.

Oro nero. Chi però guadagna a pieno merito la palma di migliore in campo è Kalidou Koulibaly. Nel cassetto la squallida parentesi orchestrata dal becero pubblico dell’Olimpico. Il centrale ex Genk domina, su ogni fronte, la sfida contro gli emiliani. Difficile scalfire le certezze del gigante franco-senegalese, che gioca in sicurezza, sfoggiando tutto il suo repertorio, che cresce con continuità, settimana dopo settimana. Quando c’è da adempiere alle sue più classiche mansioni è un treno in corsa. Lasagna e Mancosu possono solo abdicare su ogni intervento, potente e con i tempi giusti del difensore azzurro. Travolgente in marcatura e nei ripiegamenti, calamita ben collocata sul destro come sul mancino su ogni spunto avversario. In avanti, per l’occasione, è incisivo come non mai. Si proietta deciso sui piazzati, sfiora il goal in un paio di occasioni per poi guadagnare il rigore decisivo. Una sfida con il suo timbro marchiato a fuoco, un talento apprezzato solo alla lontana nella scorsa, sfortunata, stagione, ora una colonna su cui poggia saldissimo il progetto azzurro.

Edoardo Brancaccio

 

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