Alla scoperta del Midtjylland: l’unione “civile”, la voglia di vincere. E dei ragazzini tremendi…

Jhonny Rue non se l’aspettava mica. Il giorno in cui riunì l’Ikast FS e la Herning Fremad era convinto di aver portato a termine già un mezzo miracolo: le tifoserie non erano proprio in totale armonia tra di loro, e quella pazza idea sembrava morta ancor prima di essere concepita. Eppure, cosa non sa fare la testardaggine: nel caso di Jhonny, ha saputo pure celebrare l’odio e produrre amore. Un unico amore.

Ah, ovviamente ci sono voluti almeno dieci anni per giungere ad un accordo: il tempo di cambiare volto al calcio danese. Oggi più spettacolare, con stadi all’avanguardia ed una tradizione che continua a beneficiare dei fantastici anni ’90 (quarto posto al Mondiale ’98 ed un oro pazzesco all’Europeo del ’92). E da più di un decennio anche con un Midtjylland in più, che in bacheca ha già piazzato quattro finali di Dansk Landspokalturneringen (banalissimamente traducibile in ‘Coppa di Danimarca’) ed una Superliga. Non male. Come non lo è la teca dei ricordi: quei match contro Southampton e Manchester City non hanno portato medaglie, ma sono il vero fiore all’occhiello della cittadina di Herning.

CLUB MODELLO – Ecco: e se non vi basta, un giro all’Akademi ci sta tutto. Perché quel che sembra scontato in alcune parti del mondo, nella poco calciofila Danimarca non lo è di sicuro. Esempio chiaro: questa cittadella per le giovanili, simile a quella che ADL cerca disperatamente di portare a compimento proprio a Napoli, è diventata il centro nevralgico del futuro calcio danese. Anche qui: niente male davvero. E aggiungendoci le varie partnership con club stipati un po’ in tutto il mondo, il risultato inizia a far temere: vuoi vedere che l’egemonia dei soliti Copenhagen e Nordsjaelland sia arrivata ad un incredibile game over?

IL GIOCO – Di certo, non è terminato l’entusiasmo di Thorup e dei suoi ragazzi. Che nell’ultima partita hanno sconfitto il Randers e staccato il Copenhagen in vetta. Ancora. E sempre con Pusic, entrato a partita in coros e piazzato in quel 4-1-4-1 camaleonticamente distruttivo. È probabilmente questo, il segreto del Midtjylland: compattezza e ottime ripartenze. E poi la capacità di sapersi adattare a situazioni, occasioni e soprattutto avversari: col Varsavia, via di cinismo; col Brugge, attaccando la profondità in modo spaziale.

L’ALLENATORE – Il romanzo d’amore di Glen Riddersholm resterà nella storia del calcio danese, ma questo Mdtjylland di Thorup ambisce addirittura più in alto. Del resto, chi meglio di Jess: ci sarà un motivo se in patria lo chiamano “Maestro”, ci sarà un motivo se in una squadra così giovane (24.9 anni di media) Rue ha pensato proprio all’ex CT dell’Under21 biancorossa. Insomma: un connubio che non può non funzionare. Perché fresco, perché ambizioso, perché fatto di ragazzi disciplinatamente irrequieti. E perché c’è il “Maestro”, che a Napoli vuole dare un’altra lezione di bel calcio. Soprattutto se davanti ti ritrovi ‘o professore.

L’UOMO CHIAVE – L’alunno migliore? Martin Pusic, falso nueve coi vizi del vero. E poi Pione Sisto, ventenne freschissimo che agisce sull’out destro e sa far male come pochi. Con lui, Daniel Royer: che di anni ne ha venticinque, ma col mancino ragiona da esperto esterno d’un tempo. Poche storie: tante belle facce, tanti buoni piedi. In fondo, pure quelli di Erik Sviatchenko: ucraino naturalizzato danese, cresciuto proprio all’Akademia. Quest’anno ha anche debuttato nella Nazionale maggiore, e molti lo segnalano come il futuro Simon Kjaer, diventato grande come lui alla MCH Arena. Eccolo, l’ultimo “miracolo” di Rue.

Cristiano Corbo
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