Galeotto fu il ritiro. L’interventismo presidenziale in contrasto con la filosofia dell’allenatore: uno strappo alle soglie del fatidico incontro

Un’eliminazione cocente, un obiettivo bruciato ma soprattutto una ferita profonda. Il match contro la Lazio ha rappresentato tutto questo e molto altro ancora. Una serata amara, l’ennesima di questa stagione che sta mostrando un volto che nessuno si sarebbe aspettato di vedere a priori. Una dopo l’altra sono venute via quasi tutte le certezze del Napoli, come un castello di carte esposto al soffio del vento. Prima la repentina discesa in campionato,il consolidato piazzamento Champions gettato alle ortiche, poi la debacle in Coppa Italia sulla quale, a dispetto di molte perplessità generali, gli azzurri ed in particolare Benitez facevano saldamente affidamento. Sconforto doppio anzi, triplo, in quanto mercoledì sera non solo è sfumata la finale della coppa nazionale ma anche l’accesso all’Europa League ad essa congiunta e la possibilità di disputare la Supercoppa Italiana.

ULTIMA CHIAMATA – “Non ci resta che piangere”, direbbero alcuni. In realtà non resta che l’Europa League, per raddrizzare un 2015 che sta assumendo contorni preoccupanti. Se n’è accorto, con colpevole ritardo, De Laurentiis il quale nell’immediato post-partita ha prodotto un intervento fiume, empatico, collerico ma ragionato nell’esposizione. L’appello (o l’accusa?) del patron azzurro è stato lampante e di impatto. Una manovra estrema da parte di un capitano intenzionato a tutti costi a far restare a galla la propria nave. In questa metafora marinaresca, in realtà, il capitano sarebbe dovuto essere Benitez. ADL, al massimo, l’armatore. Ed invece il punto sta proprio qui: De Laurentiis ha preso le redini della situazione, balzando alla ribalta dopo settimane, mesi, di sibilino silenzio e quindi: “Ho deciso che la squadra andrà in ritiro a tempo indeterminato fino a quando non si cambierà registro.”

DISTANTI – Seppur rivolto in maniera prominente nei confronti del calciatori, compattando presidenza, società ed allenatore, il discorso di De Laurentiis segna un’ulteriore linea di demarcazione che divide Benitez e il Napoli. Non dev’essere andato giù sicuramente al tecnico madrileno in quanto non solo rappresenta semplicisticamente un’indiretta ma precisa critica al suo lavoro, ma soprattutto perché evidenzia una netta bocciatura della sua filosofia. È risaputo, infatti, che Benitez non creda nell’efficacia di certi provvedimenti. L’extrema ratio del ritiro punitivo non fa parte delle sue abituali pratiche ed è presumibile, quindi, che sia stato motivo di risentimento per lui.

IL PRECEDENTE – Una situazione simile si verificò già nello scorso dicembre, in seguito alla sconfitta col Milan, dove il ritiro del Napoli divenne una vera e propria querelle; prima ordinato dal presidente e poi revocato, su richiesta dell’allenatore. Ma questa volta non c’è stato verso di mediare. La squadra è a Castel Volturno. Niente ha mosso il presidente dalle proprie convinzioni.

Un segnale forte, sintomo di una fiducia nei confronti di Benitez ormai esigua. Si può parlare di vero e proprio strappo tra le parti, quando mancano poche settimane (a detta del tecnico) all’incontro risolutore per discutere del futuro. E se fino a non molto tempo fa, la priorità di ADL era la conferma dello spagnolo, in queste ore il rinnovo appare sempre più improbabile. Anche perché l‘interventismo presidenziale non si è limitato alla scelta del ritiro; è operativo come non mai, De Laurentiis, il quale ha notevolmente intensificato i contatti con Luciano Spalletti.

Antonio Allard (Twitter: @antonioallard1)

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