La rinascita di un Marek Hamsik sempre più leader tra gol, assist e tanto lavoro per la squadra

Qualcosa è cambiato, come naturale, come la più normale prosecuzione di una storia d’amore nata nell’estate del 2007 e ad oggi lontanissima da vedere il suo epilogo. Marek Hamsik e Napoli, una passione fatta di inserimenti, assist, goal stupendi ed un amore per l’azzurro raccontato in fatti e parole. Quel ringhio che ha conquistato tutti dalle prime prodezze all’esordio contro il Cagliari, da quella rete d’antologia contro la Sampdoria che fece comprendere a tutti quanto lungimirante fosse stato l’occhio di Pierpaolo Marino nel bruciare la concorrenza e portarlo all’ombra del Vesuvio.

Otto stagioni nella carriera di un atleta possono rappresentare un’infinità, non lo sono se, anche se nato a Banska Bystrika, Slovacchia, si diviene partenopei d’adozione. In otto stagioni però non possono mancare i momenti pregni di difficoltà, anzi devono rappresentare un nuovo inizio, crescita e maturazione. L’inizio dell’era Benitez, ad eccezione dei primi ottimi mesi, ha costretto il numero 17 azzurro a mettersi in discussione. Via i tenoriPaolo Cannavaro ormai ai margini del progetto, quella fascia che per chi ha scelto Napoli come la propria vita non può avere un peso qualunque. I primi infortuni seri, le difficoltà a ritornare in forma, un contesto tattico diverso dai precedenti al quale ha dovuto adattarsi. Una salita ripida, di quelle con una pendenza da far mancare il fiato, costretto ad affrontare per la prima volta critiche severe, disabituandosi alla perenne venerazione che da queste parti l’aveva avvolto in un abbraccio costante.

Tutto ciò è servito, ed è un dato di fatto, nel Napoli versione Benitez 2.0, pronto a rincorrere con fame, grinta agonistica senza eguali ogni obiettivo possibile, c’è tra i vari protagonisti, l’impatto decisivo e trascinante del capitano azzurro. La fiducia del tecnico non è mai mancata, in quest’anno e mezzo anche dinanzi a prestazioni opache la difesa ad oltranza è stata la base del rapporto tra i due, ora, finalmente, i risultati sono palesi, inequivocabili. Risultati nei numeri: 6 reti e 9 assist in stagione, doppia cifra nel mirino, un rendimento al quale aveva abituato la piazza partenopea, certo, ma mai in un contesto così altamente competitivo. La batteria offensiva costruita da società e tecnico è di altissimo spessore, all’altezza dei top club europei, senza eguali nel panorama italiano. Ma la chiave di volta resta il suo numero 17, che oltre alla resa già citata, porta in dote un lavoro oscuro impressionante, un impegno costante nel supporto alla mediana azzurra per garantire l’equilibrio del quale una squadra a trazione anteriore come quella partenopea non può fare a meno.

Alto livello nelle prestazioni e piglio da leader, quello ribadito in campo ed in ultimo con delle dichiarazioni che non lasciano spazio a fugaci dubbi: “I quattro punti di distacco dalla Roma? I giallorossi farebbero bene a tenerci d’occhio, lottiamo per il secondo posto ed è questo il nostro obiettivo primario”. Un segnale alla concorrenza e a chi sta intorno: Hamsik è tornato, finalmente calato in quelle vesti da leader che potevano essere solo sue, sue soltanto.

Edoardo Brancaccio

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