Re di coppe dallo stile british, Benitez e Mancini si sfidano al San Paolo

Antipodi che si affrontano. Opposti che si toccano, fino ad uno scontro lungo novanta, o più, minuti di gara. Napoli-Inter è un quarto di finale dal sapore intenso, una sfida che miscela motivazioni e spunti dalle pieghe infinite. Il disegno tracciato in azzurro da Rafa Benitez sembra aver assunto tratti definitivamente marcati, un percorso fatto di fame e assoluta convinzione nei propri mezzi, ingiusto porsi limiti, fare di un famelico cannibalismo il proprio modus operandi la scelta più giusta. Roberto Mancini, dal canto suo, ha da pochi mesi accettato una sfida ambiziosa, affrontando lo scotto degli scalatori alle prese con una salita che non risparmia affanni, difficoltà. Contesti diametralmente opposti che si fronteggiano nella cruda realtà di una sfida secca, che può assumere i contorni più disparati, nei quali i pronostici possono essere ribaltati al cospetto dell’effimera imprevidibilità di cui il calcio fa il suo pane quotidiano, la sua più intrinseca bellezza. La sfida di stasera non può, andando oltre le mere contingenze attuali, che raccontare anche il confronto tra due allenatori di spessore riconosciuto, stimati, dalla bacheca che trasuda prestigio. Rafa e il Mancio, un curriculum ed un background che sono lì, a porli ai vertici del football degli italici confini. Stili che si sfiorano, aspetti che combaciano fino a fare del raffronto tra i due tecnici una sfida nella sfida.

Manager in salsa british – Gestione diretta, in prima persona. Referenti costanti in ogni aspetto tecnico. Personalità da campo, ma non solo, importante farsi valere anche dietro la scrivania. Veri e propri punti di riferimento in in tutto ciò che rappresenta programmazione, occhio per i talenti e per i giocatori in grado di garantire apporto immediato. Benitez e Mancini sono due manager nel vero e proprio senso del termine, capaci di gestire in prima persona le campagne di rafforzamento delle proprie squadra, in grado di indicare i profili giusti, di dettare le linee sulle quali improntare un progetto in grado di regalare successi. Qualità arricchite e migliorate nelle proficue esperienze in Premier League dove certe caratteristiche sono imprescindibili.

Vincenti con personalità – Imporre il proprio calcio, il proprio credo. Al cospetto di ogni avversario quella irrinunciabile necessità di non snaturarsi, di affrontare ogni sfida forti di una personalità incastonata a dovere nella testa dei propri ragazzi. Un’identità forte, l’unico modo per cogliere risultati ad ogni latitudine. Vincenti per definizione, Benitez è un totem dall’alto della Champions vinta nel 2005 e delle due Europa League, un totale di 12 titoli con una particolarità, ben 10 nelle Coppe. Regge il passo il tecnico di Jesi, che di titoli ne ha 13, senza ancora, ad oggi, alcuna gioia europea, 4 campionati tra Italia e Inghilterra, anch’egli, come lo spagnolo, con una particolare predilezione per le coppe, 4 volte ha alzato la Coppa Italia (record assoluto a pari merito con Eriksson), a cui si aggiungono una F.A Cup ed una Coppa di Turchia. Re di coppe a confronto in un dentro o fuori.

I precedenti – Perfetta parità nei sei precedenti tra i due tecnici. Due vittorie per parte e due pareggi. Due affermazioni per l’allenatore azzurro nel doppio confronto tra Inter e Liverpool in Champions nel 2008, due pari a seguire nell’esperienza dell’allenatore italiano al City, a distanza di due anni, con Benitez prima intento a chiudere la sua epopea ad Anfield e poi alle prese con i proficui 6 mesi a Stamford Brige. Proprio contro il Chelsea il vento cambia a favore di Mancini, un 2-0 all’Etihad in campionato ed un 2-1 in semifinale di F.A Cup.

Edoardo Brancaccio

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