Luci ed ombre al centro della difesa partenopea ma la differenza è tutta sulle fasce

Non era semplice battere il Chievo Verona e lo sa benissimo il Napoli che negli ultimi anni ha sempre avuto difficoltà a fare punti contro i clivensi. Qualcosa però è cambiato, in particolar modo nell’atteggiamento di Higuain e compagni che, dopo la vittoria della Supercoppa ai danni della Juventus a Doha, hanno acquisito continuità, grinta, motivazioni, compattezza. Sugli scudi ieri Manolo Gabbiadini, man of the match, costantemente al posto giusto al momento giusto, a conferma dell’ottimo lavoro svolto da Bigon in questo mercato invernale anticipando la concorrenza ed accaparrandosi un indiscusso talento del calcio italiano. Se il reparto più avanzato ha dispensato fantasia mancando spesso solo di cinismo e precisione, ciò che non ha nuovamente convinto è stata la difesa.

SICUREZZA CHE VACILLA. Ritmi alti ad avvio gara tra azzurri e gialloblù con tanto gioco a centrocampo e le difese antagoniste protagoniste di due clamorosi errori. Il primo, quello di Cesar, che ha propiziato l’autorete sul tiro di Gabbiadini e l’enorme pasticcio tra Britos e Rafael che ha spianato la strada per il momentaneo pari dei padroni di casa. E’ stato questo il preciso fermo immagine delle problematiche del reparto arretrato partenopeo, la mancanza di sicurezza dovuta alle grandi pressioni per una vittoria che doveva essere assolutamente acquisita per avvicinarsi ancor di più alla Roma. Paura di sbagliare insomma, a partire da Rafael, nuovamente incerto nelle uscite e che spesso pecca di intesa con gli altri componenti della difesa, Britos ed Albiol in primis. Sono proprio loro che deludono le aspettative, concedendo troppi spazi a Pellissier e compagni, dalle conclusioni spesso velenose. Manca la giocata d’esperienza, la precisione, l’anticipo e quella “cattiveria agonistica” che permette di fare la differenza, stringendo comunque i denti fino alla fine e portando a casa con fin troppa sofferenza, un risultato importantissimo. Non è un caso che in questa prima parte di stagione, il Napoli abbia già subito 26 reti, un numero immenso considerando che in tutto lo scorso anno ne sono state registrate solo 39 in passivo. In sole cinque occasioni Rafael non ha subito rete, con un trend che si conferma persino peggiore in casa rispetto a quando si gioca lontano dalle mura amiche.

TERZINI DA STANDING OVATION. Se i due centrali della difesa hanno deluso le aspettative, i due terzini hanno collezionato applausi e consensi. Sotto i riflettori infatti, si sono confermati Maggio e Strinic, due giocatori completamente diversi ma accomunati da un voto in pagella più che meritato dopo la bella prestazione di Verona. Il vice capitano del Napoli, è spiccato per qualità ed intensità, palesando non solo una forma fisica davvero al top ma un grande e ritrovato carattere, che ha messo costantemente in difficoltà i clivensi. Imprendibile sulla fascia durante le folate offensive ma anche preciso e risolutivo in fase di copertura, ha giocato con intelligenza e tra le linee inserendosi negli spazi e supportando la manovra offensiva. Insomma, ha fatto la differenza palesando il suo peso specifico. Se il vero Maggio andava solo aspettato e riscoperto, la vera sorpresa si è confermata Ivan Strinic. Il neo acquisto partenopeo ha disputato una gara praticamente perfetta sull’out mancino, più da veterano che da ultimo arrivato. Ha fatto la differenza giocando spesso di anticipo, con eleganza e sicurezza, quella che mancava ai compagni di reparto al centro dell’area, cercando sempre la giocata facile ma risolutiva. Ma non è tutto: non solo fase difensiva ma anche velleità offensive, agendo quasi da ala aggiunta ma non lasciando mai scoperti o in difficoltà i compagni.

I due terzini, così diversi per palmares, età e caratteristiche tecniche, si confermano al momento i nuovi valori aggiunti di questo Napoli, che finalmente ha trovato una giusta dimensione, in attesa che ogni pedina si confermi in forma e perfettamente a proprio agio. In quel momento, già molto vicino, il Napoli diventerà davvero inarrestabile.

Alessia Bartiromo

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