“Che nel 2015 nessuno tentenni…”

Si ricomincia. Ed ogni nuova alba è costellata di tanti buoni propositi. Avete appena inviato catene di messaggi per augurare gioia e soddisfazioni. Ma la felicità non è una meta da raggiungere. Va coltivata giorno per giorno, partendo dalle proprie scelte. Speriamo che il Napoli abbia appreso la lezione dall’anno appena concluso.

Si ricomincia. Dagli errori commessi e dai mattoncini dorati sistemati uno sull’altro. Le sofferenze patite fino al 15 dicembre non sono certo finite nella polvere. Una squadra troppo spesso avversaria di sé stessa, imbavagliata da promesse eccessive e limiti mai veramente fronteggiati. Ma spaventava soprattutto il distacco graduale di tanti interpreti, anche di spessore, dal progetto iniziale. I migliori calciatori della stagione 2013/2014 parevano rassegnati e privi di mordente, una lenta agonia che terrorizzava ancor di più perché non si conosceva la foce. Hamsik nel mirino costante della critica, Benitez ormai sulla graticola per incongruenze irrisolte e la sensazione latente di aver perso quasi volontariamente le redini del giocattolo. Un polverone che ha addirittura creato due distinti schieramenti tra i tifosi: apocalittici e indomiti ottimisti. Nel puro stile masochista di questa città.

Alla fine arrivò Doha. Stracciando in circa tre ore di indimenticabili emozioni tutti i malumori vissuti fino al giorno prima. Perché, al netto dei tanti nodi da sciogliere, alla gente è piaciuta la voglia di lottare, di essere uniti nelle difficoltà, di non sentirsi mai vinti anche dopo il quinto match point capitato tra i piedi della decantata Juventus. Il gesto di Higuain dopo il 2-2 ha aizzato i napoletani ancor più della sua doppietta. Non abbattersi al primo intoppo può aiutare a sopperire alle profonde lacune chiaramente da colmare. E non parliamo solo di quelle della squadra. Perché l’equilibrio tra facili entusiasmi e contestazioni dopo solo 15’ di gara è ancora una chimera. Ed è il sale di ogni ricetta vincente.

Di nuovo ai nastri di partenza, dunque. Con due coppe ai lati (unico club in Italia nel 2014) ed una fame sempre crescente. Ora tifosi, squadra e società devono decidere quale abito indossare. E sfruttare l’immensa fortuna di un trofeo sollevato a dicembre. Di solito le vittorie arrivano a stagione ultimata, la nostra invece può rappresentare un viatico per affrontare i prossima sei mesi con una maggiore autostima e voglia di sorprendere. Vogliamo gettare al vento quest’enorme opportunità?

Il pubblico, ancora sazio di goduria e struffoli, è tornato accanto ai suoi beniamini all’allenamento a porte aperte di questa mattina. Entusiasmo ritrovato, quindi, ma quanto duraturo? Cos’accadrà al primo gol subito o al primo cambio sbagliato? Siamo alle solite, evolvere un tifo così caloroso e poliedrico verso una fase di maturità resta un processo lento e pieno di insidie.

Poi c’è la questione Benitez. Il suo futuro inciderà sulle scelte societarie e sulla serenità di tanti calciatori. Proprio loro, gli assoluti protagonisti. Il Marekiaro del Qatar è stato un lungo sospiro di sollievo, così come quel Pipita che ha finalmente lasciato i nervi fuori dal campo per far posto agli “attributi” da leader. Da altre piccole stelle (leggi Mertens, Jorginho e Callejon) nonché dai nuovi arrivati, auspichiamo ritrovati sorrisi. Tutti insieme si può.

Lo sa anche Aurelio De Laurentiis. Sul banco degli imputati perché i suoi lunghi silenzi autunnali stridevano con i proclami tricolore dell’estate scorsa. “Un errore aver parlato di Scudetto – ha confessato in un’intervista a Il Mattino – è prevalsa la passione del tifoso alla razionalità del presidente”. Un sincero mea culpa, la prima volta che accade con un personaggio così altezzoso e pieno di sé. Sbandierato ancora una volta l’amore per il Napoli già prima di Natale, è giunto il momento  del salto di qualità con nuove soluzioni per l’aumento del fatturato e una sterzata decisiva sull’annosa diatriba riguardante il San Paolo. Solo così può entrare nella storia come il Presidente del Napoli e non come semplicemente uno dei tanti.

Insomma nel microcosmo azzurro ognuno ha la sua carta vincente. Inutile attendere sulla riva del fiume. Uno striscione stamattina al San Paolo recitava: “Che nel 2015 nessuno tentenni…”.

Ivan De Vita

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