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L’editoriale di Ivan De Vita: “Ve l’avevo detto…”

Caricate, mirate, fuoco! Un plotone d’inchiostro e saliva sta infangando il Napoli. L’obiettivo è prenderlo per la gola, shakerarlo e poi lasciarlo in balia degli eventi. E’ bastata una mini-crisi di risultati, il pari interno nella gara in cui tutti auspicavano la scacco alla regina,  un Cavani dalle sembianze improvvisamente umane. E’ bastato davvero poco per innescare il vortice mediatico contro gli azzurri, snobbati e denigrati da coloro i quali solo qualche settimana fa ne aizzavano le gesta rasentando l’eccesso opposto. Ex giornalisti, ex calciatori, ex allenatori, ex arbitri, ex opinionisti, ex mogli, ex veline. Tutti ex-tra-terrestri. Tutti avevano previsto, tutti bacchettano col far da maestrina, tutti si regalano un attimo di popolarità strizzando retoricamente l’occhio al treno in corsa. E’ la fiera spocchiosa del “Ve l’avevo detto…”.

“Ve l’avevo detto…che il Napoli non era da Scudetto!”, sentenziano i pettinatissimi esperti in giacca e cravatta dai simposi delle tv a pagamento. Le stesse ugole che prima di Lazio-Napoli incoronavano la Mazzarri band come assoluta anti-Juve (termine talmente irritante coniato dagli addetti ai lavori), per valore complessivo e solidità di squadra. Ora tutti bocciati. Solo perchè i criticoni hanno perso l’appiglio a cui erano aggrappati per non dichiarare chiuso il campionato sei mesi prima del “gong”. “Manca la maturità da grande squadra”, precisano. Davvero? Notizia sconvolgente, ci lascia sgomenti. Le classiche chiacchiere che fanno breccia solo nel tifoso medio, credulone e voltabandiera. Lo Scudetto non è ancora nelle nostre corde, razionalmente ne siamo tutti consapevoli. Si sogna, come no. Si sogna di decorare con tre colori il foglio bianco della monotonia. Non è un reato. E’ un reato appiccare il fuoco sulle potenzialità di un gruppo per poi lamentarsi del sistema antincendio. E qui, in questo particolare momento, ogni riferimento è puramente casuale e velatamente extra-calcistico.

“Ve l’avevo detto…che Pandev e Insigne non valgono Lavezzi!”. Un ragù degustato a tarda ora che ogni tanto, durante la “nottata”, urla e starnazza lungo le pareti dell’intestino provocando quel ripugnante senso di nausea. Questo è diventato il Pocho. Una delle prime argomentazioni lanciate nello stagno dell’ipocrisia ogni mezzo passo falso partenopeo. Ma non si era detto che il Napoli senza Lavezzi aveva acquisito maggiore ordine e concretezza? Non si era consacrato Hamsik come assoluto trascinatore proprio grazie alla partenza dell’argentino? Certo, Pandev sta chiaramente deludendo le aspettative, innanzitutto di Mazzarri (solo 2 reti finora). L’eredità di Lavezzi sulle sue spalle forse è stata un azzardo, ma il macedone di inizio stagione aveva scatenato ben altri paragoni. Insigne è un astro nascente, ha ampi margini di miglioramento, ma nei minuti collezionati finora si è sempre fatto valere. Addirittura oggi qualche organo di stampa nazionale, dopo il quinto gol consecutivo in Champions del Pocho, ha dipinto un Napoli meno cinico senza il suo ex slalomista (9 gol l’anno scorso). E’ uno scherzo? Imprevedibilità, corsa, forza fisica, va bene tutto. Ma i fari del San Paolo si sarebbero auto-fulminati ogni qualvolta il Pocho falliva una colossale palla-gol. Tutti lo ritenevano il suo più grosso limite. Tutti. Fino ad oggi, almeno.

“Ve l’avevo detto…che la difesa non è all’altezza!”. Piovono continue critiche su Cannavaro, Britos e perfino sui nuovi acquisti, quando anche Franco Baresi al posto di Rolando avrebbe assistito impotente alla disfatta contro il Plzen. Diciamo la verità: è un reparto che fa battere i denti ad ogni cross in area e andrebbe rintuzzato. Ma i soloni da salotto (televisivo) non possono condannare gli imputati senza alcun incidente probatorio. Quello azzurro è il secondo pacchetto arretrato della serie A con 22 reti subite, solo 4 più della Juventus. Nelle ultime 10 giornate, compreso dunque questo periodo di appannamento, De Sanctis ha dovuto raccogliere il pallone in fondo alla rete solo 5 volte. Non sarà una difesa da finale di Champions, ma allo stato attuale sta andando oltre le più rosee aspettative.

“Ve l’avevo detto…che i dubbi sul futuro di Mazzarri e Cavani avrebbero condizionato il rendimento della squadra!”. Questo è il leitmotiv della stagione, la colonna sonora di tutte le ridicole previsioni riportate fin qui. Il pepe in una minestra già succulenta, un dono per i palati infernali. Destabilizzare, questo è l’ordine di scuderia. Mazzarri ha detto a chiare lettere che discuterà del suo contratto a fine anno, ciò non equivale ad un minore impegno o ad un crollo del suo potere carismatico. Il Matador è continuamente stuzzicato, ora più che mai. Spesso alla vigilia di sfide determinanti. Strane coincidenze. Basta! Basta titoloni in prima pagina con la miglior offerta del giorno come fossimo in una macelleria: 63 milioni, 40 più Benzema, 35 più Higuain, un quarto di bue e due alette di pollo. La sua professionalità, sono certo, travalica questo bancone speziato. A preoccupare, piuttosto, è il suo nervosismo. Una crisi psicologica, a dire il vero, anche piuttosto egoistica. Quella gomitata all’odiosissimo Chiellini, come un bambino sfigato ai campetti della scuola, è inammissibile. Il bene del Napoli, prima di tutto. Non dimenticarlo, Edi.

Le chiacchiere stanno a zero, si proibisca loro di varcare i cancelli a Castelvolturno. Ora è necessario incatenarsi al secondo posto, di per sè un fantastico traguardo. Mazzarri deve inculcarlo ad una squadra che deve ritrovare gli stimoli smarriti, senza i quali rischia seriamente di eclissarsi. In quanto alle malelingue insignificanti, invito loro a far pace con i propri pensieri ingoiando una pasticca di coerenza. L’opinione pubblica, quella seria, finirà per deridervi riconoscendo il fenomeno da baraccone che inscenate. A voi la decisione. Io ve l’ho detto…

Ivan De Vita

Articolo modificato 7 Mar 2013 - 19:22