Staff Medico SSC Napoli – Tutti i ruoli, le competenze ed i metodi

Nel 2019, dopo molti anni, è cambiato lo staff medico del Napoli, con il dottor Alfonso De Nicola che ha lasciato spazio a Raffaele Canonico. Scopriamo i segreti del nuovo staff.

Dopo tanti anni (ha iniziato a lavorare per il Napoli nel 2005) è terminata l’avventura accanto ai colori azzurri del dottor Alfonso De Nicola, che ha deciso di dedicarsi alle sue strutture e a quello che concerne il suo lavoro all’esterno del calcio ma, comunque, legato allo sport. Cambiando De Nicola si è perso qualcosa sicuramente, essendo un professionista di qualità e di esperienza, ma lo staff attuale ha dimostrato di essere all’altezza, nel segno della continuità.

La scelta di Aurelio De Laurentis per il ruolo di medico del Napoli e del relativo staff è ricaduta su un terzetto che è cresciuto nel club azzurro e di cui ne fa parte da molti anni, con a capo il dottor Raffaele Canonico: praticamente da sempre presente nell’era De Laurentiis, inizia dalla Primavera per poi salire in prima squadra. Su di lui si è espresso il mister dei portieri Luciano Tarallo: “Lo conosco da diverso tempo, è una persona meravigliosa in grado di lavorare al meglio in ogni circostanza“.

Nello staff medico anche Gennaro De Luca, che dal 2004 lavora come medico sociale nel Napoli: dal 2011 ricopre il ruolo di responsabile dell’area sanitaria del settore giovanile e collabora in prima Squadra. Dal 2012 svolge il ruolo di match doctor Uefa nelle competizioni europee della prima squadra Azzurra e ora ne è diventato parte integrante.

Anche su di lui si è espresso Luciano Tarallo: “Ho frequentato di più De Luca, una persona stupenda che fa il suo lavoro sempre al meglio. L’ho sentito dopo l’annuncio e gli ho fatto i complimenti, mi ha ringraziato. Nel settore giovanile ha fatto un importantissimo lavoro, oggi ha avuto il giusto riconoscimento”.

Oltre a loro tre, parte fondamentale dello staff azzurro sono anche Marco Rufolo, Nicola Zazzaro, Fabio Sannino, Marco Romano, Vincenzo Longobardo, Paolo Tartaglione e Marco Di Lullo.

Ruoli e Competenze dello Staff Medico del SSC Napoli

Il medico svolge un lavoro chiave all’interno di una squadra di calcio. Esso non si preoccupa esclusivamente di soccorrere un calciatore che durante una partita è vittima di problemi fisici, ma ne monitora le condizioni anche nel corso degli allenamenti, preoccupandosi che sia sempre idoneo a svolgere l’attività agonistica.

Col tempo, lo staff medico ha infatti ampliato le proprie competenze e ora non si occupa solo di stiramenti, traumi e contusioni, ma sa anche, grazie all’avanzamento della medicina, effettuare una rianimazione cardio-circolatoria anche senza defibrillatore, una skill che ha salvato la vita dei giocatori in più di un’occasione.

L’aumento ormai iperbolico del numero di partite che una squadra gioca durante la stagione, ha portato i medici a dover studiare e preparare piani di allenamento adeguati per limitare il più possibile infortuni causati dall’alto minutaggio a cui sono esposti i calciatori. Tutto questo specificatamente per ogni calciatore, anche in base alla loro injury-prone specifica.

Metodi avanzati di prevenzione e tecnologie di punta nel trattamento dei giocatori e del recupero dagli infortuni

Lo staff medico del Napoli, nel corso degli anni, ha utilizzato tecniche mediche innovative come la Neuroni Mirror nella quale il dottor De Nicola, in caso di sfortunati infortuni (ma anche di riabilitazione), applicava la teoria dei “neuroni a specchio”. Per il medico azzurro l’atleta infortunato va riabilitato nello stesso posto in cui i compagni di squadra lavorano quotidianamente. Questa tecnica si basa sull’empatia e crea la possibilità di attivare quelle aree motorie responsabili del gesto tecnico che entrano in azione solo guardando i compagni che effettuano quel tipo di movimento.

Marco di Lullo - Staff medico SSC Napoli
Marco Di Lullo e lo staff medico del Napoli (Instagram) – SpazioNapoli

Ad esso si è legato anche il DNA degli atleti: uno studio che, in partnership tra il professor Antonio Giordano (sempre rimasto in contatto con De Laurentis ed il Napoli) e la Temple University di Philadelphia, è il primo studio al mondo sull’argomento per individuare eventuali punti deboli fisici e a prevenire gli infortuni muscolari.

Casi di successo e recuperi lampo: prevenzione e gestione degli Infortuni

Il dottore Raffaele Canonico ha parlato così dei metodi di prevenzione: “Nel momento in cui abbiamo a disposizione la settimana tipo, è prevista una ciclizzazione in cui un giorno ci si concentra sulla potenza aerobica, un altro sull’aspetto della forza”.

Non solo, quindi, lavoro sulla forza per prevenire gli infortuni: “Sicuramente non si lavora sulla forza massima o su quella ipertrofica, la base su cui andiamo a lavorare è andare a limitare quelle problematiche biomeccaniche o muscolo tendinee che in ogni caso ogni atleta deve contrastare e fare i conti“.

Molte differenze in base al tipo di atleta e alla sua provenienza: “Dipende ogni atleta da quale zona del mondo arriva e soprattutto che età hanno e che trascorsi hanno da un punto di vista sportivo“.

Sull’alimentazione ha aggiunto: “Il nostro metodo per cercare di ottenere qualcosa non è l’imposizione ma passare attraverso un messaggio che certi alimenti danno un qualcosa in più sia per quanto riguarda la prestazione che il recupero, che è forse l’aspetto che andiamo a curare di più“.

Approcci che hanno portato anche recuperi lampo da alcuni infortuni, come quello di Kostas Manolas che, dopo l’infortunio muscolare alla fine della stagione 2020, sembrava dover stare ai box per un paio di mesi, saltando la preparazione. Il greco tornò addirittura con un mese d’anticipo, arrivando in condizioni ottimali già alla prima gara dell’anno.

Domande frequenti sull’approccio medico del Napoli

Domanda molto gettonata sicuramente quella sul cambiamento dell’approccio da parte dello staff medico: “Lo staff è cresciuto parallelamente alla crescita del parco giocatori, della società e nell’ottimizzazione delle risorse umane: prima ad esempio eravamo un medico e 3 fisioterapisti, oggi siamo 3 medici e 5 fisioterapisti. Formazione e aggiornamento sono fondamentali per essere al passo con i tempi, e ci permettono di migliorare tecniche e metodologie di lavoro“.

Importante anche il fattore dell’alimentazione e dello sport nei giovani: “C’è un approccio ed un’educazione alimentare errata, tanto che, ad esempio, il diabete di tipo 2 che si verificava intorno ai 50 anni, oggi lo si riscontra in persone di 30. Quantità spropositate e alimenti insalubri inducono una serie di problemi, che impattano anche sui costi sanitari. Altro fattore è lo sport che spesso non si pratica o lo si esercita male“.

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