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Ultrà, “Genny ‘a carogna’ inizia a parlare: “Io decisivo per lo stop della faida in Curva A”

Parla ed è un fiume in piena Gennaro De Tommaso, alias “Genny ’a carogna”. Lui ex narcos e uomo di punta del gruppo ultrà dei Mastiffs di piazza San Gaetano. Ha deciso di collaborare con la giustizia e una delle sue prime dichiarazioni riguarda quanto accaduto il 30 agosto del 2015 ovvero l’accoltellamento di un tifoso dei Mastiffs, consumatosi in Curva A durante l’intervallo di Napoli-Sampdoria. Ecco le sue dichiarazioni riportate dal quotidiano Il Roma.

““O cafone” (Luca Capuano, ndr) è un affiliato al clan Sibillo. Stava sempre con Emanuele. Ho anche un fermo con lui perché mentre mi trovavo al Borgo Sant’Antonio con altre persone, tra cui lui e Antonio Napoletano, arrivò la polizia e ci portò in commissariato. Napoletano era però riuscito a scappare. Mi trovavo lì perché ero stato convocato da Napoletano, il quale voleva sapere dell’accoltellamento allo stadio in Curva A”.

“Mi trovavo lì perché ero stato convocato da Napoletano, il quale voleva sapere dell’accoltellamento allo stadio in Curva A. Era accaduto che era stato accoltellato un ragazzo che faceva parte dei Mastiffs di cui però non ricordo il nome. Era stato colpito dai ragazzi del rione Sanità che andavano a vedere la partita con il gruppo della Sanità. La causa fu che il ragazzo accoltellato era simpatizzante di Emanuele Sibillo e, una volta morto Sibillo, questi ragazzi che stavano insieme agli Esposito, e allo stadio c’era anche Emanuele Esposito, realizzarono una ritorsione contro i Sibillo. Quel giorno io non ero allo stadio perché diffidato”.

“Napoletano mi mandò a chiamare per capire chi era stato, dal momento che voleva fare la stessa cosa. Io gli chiesi di evitare perché se fossero accaduti altri fatti del genere allo stadio  avrebbero chiuso la Curva a tutti i tifosi. Il ragazzo della Sanità fu poi arrestato”.

Articolo modificato 11 Giu 2019 - 13:36

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Scritto da
redazione