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Sarri a Chelsea TV: “In Inghilterra mi diverto anche quando non vinco. Per me questo non è un lavoro!”

Maurizio Sarri, attuale tecnico del Chelsea, ha rilasciato una lunga intervista al canale ufficiale dei blues. Nella giornata di ieri era stata pubblicata la prima parte (CLICCA QUI). Ecco la seconda parte dell’intervista rilasciata dell’ex tecnico del Napoli a Chelsea TV:

GLI INIZI

“Ho cominciato a Stia, un piccolo comune vicino Arezzo, in Toscana. Quella è la prima squadra che ho allenato. Avevo cominciato solo perché ero amico del capitano della squadra, ma dopo due mesi ho realizzato che mi piaceva veramente allenare. Per il primo anno ho continuato a lavorare in banca, ma poi mi sono reso conto che la passione per il calcio era troppo grande. Forse già allo Stia si poteva riconoscere il mio stile ma sono migliorato con l’esperienza. L’idea di gioco era la stessa, certo allenare i calciatori del Chelsea è diverso rispetto alla Serie C”.

STUDI INGLESI

“Da giovane ho avuto la possibilità di studiare a Londra grazie al mio lavoro in banca. Quella fu la mia prima esperienza con il calcio inglese e ne fui soddisfatto. Non era un calcio aggressivo e l’atmosfera era positiva, era intrattenimento. Sono sempre stato affascinato dal calcio inglese”.

SERIE A E PREMIER

“Non sono sorpreso che negli anni ’90 molti giocatori della Serie A siano arrivati in Premier, specie al Chelsea. Tatticamente il calcio italiano è molto difficile e ti porta a migliorare tantissimo. In Inghilterra invece il calcio è giocato ad un’altra velocità ed intensità. Sono molto felice di lavorare qui, l’atmosfera è fantastica. Mi diverto anche se non vinciamo”.

FUORI DAL CAMPO

“Amo leggere ed uscire in giro con il mio cane per un’oretta. Leggo sopratutto romanzi. “Open”, la biografia di Andre Agassi è il miglior libro che abbia letto sullo sport, ma come ho detto generalmente leggo romanzi. Per esempio quello di Mario Vargas Llosa che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 2010. Ma il mio intrattenimento principale è il calcio perché per me non è un lavoro, è una passione”.

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Scritto da
Ilario Covino