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Tolisso, per far barcollare Aulas serve un’operazione alla Umtiti. Ma non sarà un altro Gonalons, ecco perché

Nome Corentin, cognome Tolisso. Il profilo analizzato, scandagliato, segnalazione di Giuntoli, strenua convinzione per Aurelio De Laurentiis. Il giocatore con cui sistemare la mediana per i prossimi anni. Parola del patron. Le premesse ci sono: un po’ Jorginho per visione di gioco e rapidità di pensiero, un po’ Allan per la sapienza nelle letture difensive abbinata a corsa e fiato con cui chiudere un cerchio fatto di abnegazione e dinamismo, da puro portatore d’acqua. Ed un po’ Hamsik, perché no, badare ai numeri della passata stagione per farsi un’idea che vada oltre le sue qualità da mezzala in grado di cogliere, spesso, le occasioni più propizie sulla trequarti: sette reti e sette assist in 45 presenze. Davvero non male per un giocatore che, all’occorrenza, si è persino concesso la variazione sul tema in difesa, da esterno destro per la precisione. Ventidue anni, freschezza, duttilità e margini di miglioramento, il profilo che più di tutti ha convinto la dirigenza azzurra.

Tasselli incastonati in maniera ordinata, quadro chiarissimo, non manca che l’affondo, direte. Ebbene, c’è stato, eccome. Ma in riva al fiume, ad attendere, non c’è un referente qualsiasi, tutt’altro. Jean Michel Aulas è un presidente alla vecchia maniera, padre padrone. Presidente dal lontano 1987, orgoglioso fautore della grandeur lyonnaise, l’epoca d’oro de lo Stade Gerland. Dominio assoluto in Francia, dal primo, storico, titolo nazionale nel 2002, al settimo consecutivo, tutto d’un fiato, un unico respiro. E in Champions lo stesso, il miglior risultato per una squadra di Ligue 1 a seguire l’epopea del Marsiglia ed il miracolo Monaco, la semifinale nel 2009. Un sogno infranto dai panzer del Bayern Monaco. Risultati ma non solo, una fucina di talenti alla quale attingere, negli anni, dal punto di vista sportivo ma soprattutto dal punto di vista economico.

Orgoglio e casse sempre piene. Il peggiore abbinamento possibile quando si accinge ad aprire, avviare una trattativa sui binari più propizi. L’offerta del Napoli per Tolisso c’è stata, un assalto ponderato fin dalle prime fasi di mercato, rotto il muro dei 20 milioni, raggiunte persino le vette dei 26 con cospicui bonus, parola di Aulas. Niente da fare, muro granitico e invito a riaggiornarsi, eventualmente. Ora il ritorno di fiamma, dopo tante vicissitudini, tra idee, spunti e ripensamenti. Con il muro dei 25 milioni senza bonus toccato, senza più dubbi di sorta. L’impressione è, però, che per far barcollare Aulas serva un ulteriore passo in avanti, venticinque milioni di parte fissa, ai quali però aggiungere importanti bonus. Un po’ come nell’affaire che ha portato Umtiti al Barcellona.

Lavoro di fino, ai fianchi del vulcanico presidente transalpino. In casa Napoli, però, si respira ottimismo, anche se sussurrato. Affare complesso, vero, ma i fantasmi della telenovela Gonalons appaiono lontani, distanti anni luce. L’atteggiamento del patron del Lione il medesimo, impermeabile ai mesi trascorsi, di tutt’altro avviso la terza parte. Ai dubbi, gli infiniti dilemmi di Maxime, fa da contraltare la solida certezza di Corentin e del suo entourage. Il progetto Napoli stuzzica, intriga, soprattutto per la veemenza con cui la dirigenza azzurra insiste per tingere d’azzurro il futuro del classe ’94. Accordo totale, il miglior modo con cui forzare la mano alle resistenze in casa Lione. Osare si può, si deve, Tolisso vede le pendici del Vesuvio, la dirigenza azzurra chiamata all’ultimo, decisivo, step.

Edoardo Brancaccio

 

 

Articolo modificato 22 Lug 2016 - 15:09

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Scritto da
redazione