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Il calcio moderno contro De Laurentiis: battaglia immane, chi la spunterà?

Aurelio De Laurentiis é sempre stato un tipo innovativo, per certi versi visionario. Quando arrivò a Napoli, nel 2004, tra le sue prime dichiarazioni ci fu quella relativa alla Cina: il neo presidente azzurro aveva capito sin da subito che il calcio, per avere grandi capitali, avrebbe dovuto rivolgersi ad oriente. Molti non gli credettero: vedere oggi l’Inter nelle mani di Suning, e il Milan che presto potrebbe seguirne le orme, é una conferma dell’apertura mentale e del fiuto imprenditoriale di De Laurentiis. Sono tante le battaglie che il produttore cinematografico sta conducendo da quando é nel calcio. Alcune le ha vinte, basti pensare all’allargamento delle panchine, alla possibilità di inserire un secondo sponsor sulle maglie. Altre sta provando a condurle, purtroppo sempre solo dalla sua parte del fiume: quella sul rispetto dei contratti sembra una prova immane da affrontare.

Dalla sentenza Bosman in poi, il calcio é cambiato totalmente, conoscendo una rivoluzione che nel corso degli anni ha sortito l’effetto di mettere i club nella condizione di assecondare un solo fattore: la volontà dei calciatori. Sono tantissimi i casi di giocatori che, pur avendo un contratto lungo e garantito, hanno voluto cambiare squadra per guadagnare di più, o per avere più chances di vincere. Quando un calciatore si mette in testa di voler andar via – pur avendo un contratto firmato e sottoscritto, e dunque valevole tra le parti in tutto e per tutto secondo il diritto civile e il diritto del lavoro – c’è poco da fare. L’ultimo caso in Italia é quello di Miralem Pjanic, che pur di andare alla Juve ha addirittura rifiutato il compenso che, secondo la clausola rescissoria, sarebbe spettato a lui stesso dalla sua cessione. Insomma, la volontà del calciatore più forte anche del diritto. Perché altrimenti il club rischia di avere al suo interno un dipendente scontento, che non metterà passione nel suo lavoro. E il più delle volte sono guai.

Il caso Koulibaly é esploso in tutta la sua importanza nei giorni scorsi. Il calciatore ha addirittura asserito con certezza di lasciare il Napoli. Motivo? Vuole guadagnare di più, e altrove potrebbe farlo senza troppe storie. La richiesta può apparire legittima: l’età del calciatore (24 anni), l’ottimo campionato disputato, la possibilità di crescere ancora e perché no, la penuria di difensori forti che c’è in giro. Il modo in cui é stata fatta é stato assolutamente sbagliato: Koulibaly l’ha capito (e infatti ha chiarito attraverso i social) e il Napoli lo punirà per questo. Ma é la storia del calcio – almeno dal 1995, quando fu emanata la sentenza Bosman – che é spesso contornata di questi accadimenti. De Laurentiis é di fronte ad un bivio: allinearsi, e quindi rinnovare il contratto o cedere il calciatore, oppure resistere sulla sua posizione. Solo, e con poche armi a sua disposizione. Per il bene del calcio, é una battaglia che bisogna provare a combattere.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

Articolo modificato 12 Giu 2016 - 11:27

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