Il padrone di casa che ha sbagliato a lasciare le chiavi all’ospite

Dopo l’ennesima sconfitta di una stagione traballante, nonostante le porte aperte ancora in tre competizioni (lecito chiedersi “fino a quando?”), il popolo napoletano non può fare altro che buttarsi nel triste gioco al massacro che porta all’individuazione del colpevole di turno.

I giocatori, la società, l’allenatore. Chi buttare giù dalla torre e chi salvare? 

La risposta non è per niente facile e, ora come ora, le poche luci e le tante ombre creano solo confusione.

Tutto, però, parte probabilmente da un peccato originale cominciato con l’era Benitez ma che trova le proprie radici addirittura in quella precedente sotto la gestione Mazzarri.

Sì perché Aurelio De Laurentiis, dall’arrivo del tecnico spagnolo sulla panchina del Napoli, ha decisamente cambiato rotta nel suo modo di approcciarsi alla gestione del club: dal “tradimento” subito dal tecnico toscano, capace di rifiutare un prolungamento di contratto in bianco, il presidente è rimasto scottato ed ha cominciato a viaggiare con la paura di ripetere gli stessi errori, al fine di fomentare quel concetto di “fedeltà” che lui stesso ha ribadito più volte pubblicamente.

I motivi che allontanarono Mazzarri sono ormai noti: oltre a qualche piccolo screzio di natura personale, l’allenatore subentrato a Donadoni, non era quasi mai stato accontentato né in sede di mercato e né nella scrittura partecipativa del futuro del club. Sotto la gestione toscana il re incontrastato è stato Aurelio De Laurentiis, sia in privato che in pubblico: con conferenze stampa spettacolari, l’approdo nel mondo social attraverso Twitter e la voglia di catalizzare l’immagine del club intorno a se stesso.

Dal 27 maggio 2013, giorno dell’arrivo in azzurro del “re di coppe”, qualcosa – o forse più di qualcosa – è cambiato nell’atteggiamento del patron del Napoli: la sua figura piano piano si è eclissata a favore di quella del tecnico spagnolo, capace a sua volta di rivestire sin da subito il ruolo di ammaliatore della piazza.

Aurelio De Laurentiis ha lasciato le chiavi di casa nelle mani di Rafa Benitez e, quasi con un senso di ripicca rispetto al passato, ha delegato al suo nuovo allenatore molte scelte, troppe scelte, dal mercato ai lavori per il centro sportivo di Castel Volturno (a dire il vero accontentandolo solo parzialmente su entrambi i fronti). Ha chiuso gli occhi e si è fidato. 

La rifondazione iberica ha avuto il via con alcuni arrivi che hanno decretato l’apertura all’internazionalizzazione: da Higuain a Callejon passando per Albiol, nomi che mai era stato possibile accostare al Napoli sono divenuti realtà anche grazie al fascino del tecnico madrileno. Il primo anno, conclusosi con una stagione positiva (terzo posto e vittoria della Coppa Italia), avrebbe dovuto rappresentare la pietra miliare per ripartire perfezionando la rosa ma qualcosa non ha funzionato: De Laurentiis che da Dimaro parla senza filtri di Scudetto, Rafa che prima di Bilbao non considera l’eventuale eliminazione dal preliminare Champions come un dramma e rimpicciolendo la storia azzurra, sul retro un mercato in entrata quasi impalpabile e che non sposta in avanti la proiezione dei sogni di gloria e un mercato in uscita propedeutico al completamento dell’epurazione mazzarriana.

Già dalla trasferta di Bilbao le scelte di formazione di Benitez lasciano perplessi in molti: col tempo la gestione del turn-over diventa un’incredibile peso sul cuscino con cui si confida il tecnico nel prepartita che, solo in pochissime occasioni, gli suggerisce correttamente i titolari e i cambi in corso.

Il silenzio di De Laurentiis intanto diventa sempre più rumoroso ed anche lo spagnolo non ammalia più quanto in passato, con episodiche polemiche contro arbitraggi e giornalisti.

Tutto questo non sarebbe un problema insormontabile in caso arrivassero quelle vittorie che, nel calcio come nella vita, rappresentano le maschere migliori. Ma nelle ultime 5 partite in campionato il Napoli ha racimolato appena 2 punti e il gioco spettacolare ha latitato pericolosamente, così come le certezze sul nome dell’allenatore per la prossima stagione, fondamentali per ricostruire, ancora una volta, un puzzle non completato.

De Laurentiis dovrà riprendersi le chiavi del suo Napoli e trasformare gli errori commessi in lezioni di esperienza: mai più restare impassibile dinanzi alle coordinate di un allenatore, mai più fidarsi completamente di quest’ultime. L’equilibrio, come spesso accade, è la risorsa migliore.

Oppure affidarsi a un direttore generale… ma di quello vi parleremo nella prossima puntata…

Antonio Manzo

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