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Ora finalmente possiamo dirlo. Ora finalmente possiamo urlare al mondo calcistico che il Napoli di Benitez è fuori dalla crisi in cui era crollato. I critici zittiti ritornano nelle proprie tane, senza colpo ferire. Il Napoli ieri è stato quasi perfetto, a tratti devastante, incontenibile.

Annichilita la Roma di Garcia, una di quelle squadre date per papabili campioni d’Italia. Solo una squadra in campo, ed era vestita di azzurro, o quasi. Maglia jeansata per il Napoli, complice evidenti direttive di merchandising. Il Napoli ieri era però più azzurro che mai, come il cielo sulla città partenopea in un caldo pomeriggio di inizio novembre.

Non c’è scaramanzia che tenga dopo la prestazione di ieri e semmai ce ne fosse ancora bisogno gli azzurri di Benitez hanno coronato un periodo in netta crescita. Un mese per rialzare la testa, un mese per riprendersi il palcoscenico che gli compete in barba a tutti i sapientoni che davano già per rotto il giocattolo. Benitez forse lo ha sempre saputo. Lui scafato tecnico ne ha viste tante tra Inghilterra e Spagna. Ha parato colpi sotto la cintura, incassato critiche vere e costruttive o create ad arte senza batter ciglio. Sempre disponibile, pacato e con la risposta pronta, il tecnico madrileno ha risposto sempre picche a chi gli chiedeva del suo Napoli che imbarcava acqua da tutte le parti.

Tanti i critici che oggi (dopo la vittoria di ieri) saltano sul carro dei vincitori quando sino a pochi giorni fa erano pronti a chiedere la testa del tecnico su di un piatto d’argento. Ma il calcio in Italia è così, Napoli non è da meno, anzi. Un mese per riprenderci le posizioni che ci competono con risultati vincenti e prestazioni da spellare le mani.

Riavvolgendo il nastro del campionato e ritornando ad appena un mese fa, sembra passato un secolo. Napoli vittorioso a Sassuolo a fine settembre, tra critiche e mugugni. Callejon (e chi altrimenti?) in gol al Mapei Stadium su assist del “broccoHiguain (già pronto a preparare la valigia chissà per dove). Poi bagarre in area napoletana con gli azzurri chiusi in difesa come la peggiore delle provinciali, sperando di portare a casa i tre punti tanto agognati. Due sconfitte (contro Chievo ed Udinese) ed un pareggio rocambolesco con il Palermo costringevano gli azzurri a vincere senza importarsi del come.

Il punto di partenza di un nuovo Napoli forse, che giorno dopo giorno ha seminato per raccogliere. Torino, Inter, Verona e Bergamo per rialzarsi e camminare, per seminare convinzioni in un gruppo chiusosi, intanto (forse a buon ragione), anche in silenzio stampa. Un Napoli quasi mai perfetto, ma che migliorava in qualità partita dopo partita.

Poi arrivò ieri, quella sfida alla Roma come spartiacque del nostro campionato. I critici sono serviti e chi odiava il Presidente, allenatore e giocatori ora esulta con la sciarpa in mano. Non eravamo dei brocchi ed ora non siamo da scudetto. Il Napoli è una squadra in crescita, che ha subito psicologicamente l’uscita dalla Champions ed ha smaltito nelle gambe le tossine dei Mondiali. Abbiamo terminato la salita ed ora speriamo in un percorso meno tortuoso.

Spalla a spalla, sin prisa pero sin pausa.

Antonio Picarelli

Articolo modificato 2 Nov 2014 - 21:41

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Scritto da
redazione