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/2014/09/16/wake-up-when-september-ends/amp/

Mare agitato. Timone in balia di ondate improvvise e tempestose. Diciamoci la verità, chi se lo aspettava? Non avrei puntato un centesimo bucato sul pronostico di un clima così asfissiante alla metà di settembre. Eppure chi di Napoli mangia pane, gioie e amarezze, aveva annusato qualche cattivo presagio. Troppe chiacchiere, ambiente non più sereno e l’aggiunta della pallina maledetta pescata a Nyon. Il resto è stato un po’ come il gatto che si morde la coda. Toni sempre più accesi, un muro contro muro tifosi vs società che può mietere solo disastri. Napoli, va detto, nel masochismo d’alta scuola è regina.

Ora, evidentemente, la corrente disfattista e nevrastenica non va assolutamente cavalcata. Anche perchè se nei primi 45′ di domenica Bardi si ritrova una sassata alle spalle, probabilmente staremmo parlando di un trionfo e nessuno si sarebbe più ricordato degli appuntamenti in agenda di Benitez e De Laurentiis. Gli episodi ancora una volta hanno intrapreso il senso di marcia opposto. Ma il calcio è un continuo duello contro attimi fuggenti e imperscrutabili. Ragion per cui mente, cuore e gambe non devono mai smettere di girare all’unisono. Non demoliamo, dunque. Però è d’obbligo interrogarsi. Chiedersi se e dove una piccola ferita sta causando infezione. Ed intervenire. Subito. Senza slogan e pantomime da copertina.

L’involuzione è manifesta. Gioco, stimoli e soprattutto i singoli battono la ritirata come se si fossero imbattuti in un mostro dalle cinque teste. Solo passi indietro, arrancando tra l’altro. Arrancano gli obiettivi, sconvolti dalla serata al San Mames, da cui sono venuti fuori irrimediabilmente sfigurati. Lo scudetto non è alla portata di questo gruppo, l’Europa League estenuante e poco gratificante. Allora per cosa si combatte? Callejon, Albiol, Maggio, Hamsik, Jorginho sono l’ombra sbiadita dei calciatori applauditi solo qualche mese fa. In quale isola deserta sono stati ammutinati e si può far qualcosa per riportarli in salvo?

Agire sulla testa e stilare accorgimenti tattici. In entrambi i casi, siamo nelle mani di Rafa. In entrambi i casi, purtroppo, ho la terribile sensazione (appurata dai fatti) che non siamo nelle mani giuste. Questa squadra non ha mai avuto carattere e la carica dalla panchina arriva come un soffio di brezza primaverile. Dal gol di Maxi Lopez l’ennesima riprova: l’evento negativo all’interno dei 90′ è una sentenza ancor prima della condanna, impossibile venirne fuori. Così come scrollarsi di dosso le magagne strutturali di questo 4-2-3-1. Difensori già non irreprensibili senza un’adeguata copertura perchè i mediani sono pochi e leggeri. Risultato? Retroguardia allo sbando e patrimoni come Jorginho incredibilmente depauperati. Essere caparbi è una dote. I testardi hanno fatto la storia. Ma se sei “de coccio” il burrone davanti ai tuoi occhi non lo vedrai mai.

L’equilibrio è molto sottile. Viaggia sulla labile consistenza di un filo di cotone su cui saltellano i malumori dei tifosi e la cattiveria delle malelingue. Perchè solo chi vuole il male di questa piazza può sguazzare nel bel mezzo delle tensioni inventate tra il presidente e l’allenatore o su una visita a Liverpool dello spagnolo definita improvvisa quando era programmata da tempo. Ma attenzione. In un clima di assoluta cordialità i due si stanno certamente studiando a vicenda. Tra investimenti mancati e un contratto in scadenza, la tanto sbandierata programmazione è almeno sospesa. In attesa di riattivarla in fretta. Perchè, allo stato attuale, questo limbo non è affatto una cura ricostituente.

Tra mille critiche e qualche giustificato patema, settembre oggi capovolge la clessidra. Nella seconda metà del mese scattano gli impegni europei e si affrontano squadre non esattamente di primo pelo (il Chievo lo era?) come Udinese, Palermo e Sassuolo. Alla fine tireremo le prime somme. Urge una risposta da parte di tutti per far sì che, in un ossimoro di stagioni, le nubi sul Napoli si affievoliscano con l’approssimarsi dell’autunno. Sperando che questo tormentato inizio di stagione sia solo frutto di un brutto sogno. Wake me up when september ends!

Ivan De Vita

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