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No stop. Seviziare l’acceleratore, costringere il contachilometri a vacillare nei pressi dei limiti di velocità consentiti. Il Napoli di Benitez in versione “Speed”, in omaggio al celebre film americano degli anni ’90. Sandra Bullock e Keanu Reeves impegnati in una travolgente corsa in autobus: se si scende sotto gli 80 km/h il torpedone salta in aria con tutti i suoi passeggeri. Gli azzurri, in questa stagione, non possono mai abbandonare i ritmi alti, mai decelerare e gestire le gare. Tutto quanto fatto di buono rischia di esplodere. Ripartire ogni volta dalle ceneri è certamente disarmante.

Mozzafiato. Un Napoli senza pause, senza respiro. Martellante come nelle sue migliori performance. Scendere in campo stasera in abito lungo e pelliccia, lo stesso mostrato a Roma, Arsenal e Borussia in quel di Fuorigrotta. Non c’è spazio per quella squadra che ama centellinare energie e stimoli quando non affronta avversari blasonati. Contro lo Swansea come una gara di Champions, sperando che i 90′ di soli brividi appena una settimana fa siano serviti da lezione. Si diviene grandi attingendo insegnamenti dai propri errori.

Umiltà e intensità. E’ questo il mix che può rivelarsi vincente. I partenopei devono saper essere temerari ma equilibrati, lanciarsi all’arrembaggio senza sciogliere completamente gli ormeggi. Ritrovarsi in mare aperto senza nulla alle spalle sarebbe un assist succulento per le folate tempestose dei gallesi. Il tutto con assoluta concretezza e cinismo, evitando di cincischiare tra ricami e dipinti su tela. I narcisismi nel calcio hanno storicamente avvantaggiato i propri avversari. In fondo credersi piacenti e urlarselo allo specchio non corrisponde ad una verità assoluta. Sono gli altri a sentenziarlo. A volte regalando atroci sorprese.

Tanto carbone, niente velleità. E’ la gara di Callejon, Mertens, Insigne o chiunque giochi sugli esterni. E’ lì che il Napoli deve avvolgere e legare lo Swansea, qualità e imprevedibilità per distorcere la simmetria dei due moduli. Ma anche in fase di non possesso saranno determinanti, arginare le ripartenze e non lasciare ai soli due mediani l’onere di rincorrere i brevilinei trequartisti bianconeri. In quest’ottica e vista la pesante assenza del mastino Shelvey si attende la risposta all’appello di Marek Hamsik. Nel suo ruolo di cerniera può (deve!) essere la variabile impazzita. Spunti di gran classe nell’ultimo mese (vedi assist ad Higuain lunedì scorso) ma nel bel mezzo di un terreno paludoso ricco di appoggi sbagliati e battute e vuoto. Sono sette anni che auspichiamo la sua definitiva consacrazione, ma la discontinuità appare ormai un difetto di fabbrica. La nostra pazienza è dura come la sua cresta. Sarà sempre così?

Tra un’ora ci aspetta un altro crocevia della stagione, soprattutto in chiave ranking Uefa. Il San Paolo tiene i ragazzi per mano, con lui ogni sogno è parso realizzabile. “E’ impressionante, non si gioca contro una squadra, ma contro un popolo intero. E contro una città è impossibile vincere“, ha confessato al Mattino Andrè Villas-Boas, travolto con il Chelsea a Fuorigrotta due anni fa. Tutto vero. Anche se, recentemente, il catino che fu teatro di Diego sembra identificarsi nell’atteggiamento snob dei suoi beniamini. Il record negativo stagionale di biglietti venduti (meno di 30mila paganti) sottolinea come anche il pubblico si lasci incantare dalle grandi serate e dai match di cartello. L’appetito vien mangiando e l’Europa League non va gettata certo nel cassonetto. Si torni ad incitare i ragazzi come i vecchi tempi, anche con un semplice “Napoli, Napoli!” nei momenti di maggiore difficoltà. Non si vada allo stadio solo per registrare l’urlo “The Champions” e pavoneggiarsi con gli amici, fischiare Insigne, insultare De Laurentiis e sprecare fiato in cori autoreferenziali. Il tifo, quello viscerale e genuino, è tutt’altro e noi lo conosciamo bene. Stasera il San Paolo potrà esplodere anche con qualche ugola in meno. Senza decelerare mai. Boom!

Ivan De Vita

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