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Carissimo Alessio Maccarone,

non sono solito sprecare il mio tempo, e nemmeno gli editoriali che una volta alla settimana mi accingo a scrivere su SpazioNapoli. Eppure questa volta ho deciso di cambiare idea. E l’ho fatto, con cognizione di causa. Perché a tutto c’è un limite. E voi l’avete superato da tempo.

Sì, carissimo Alessio Maccarone, perché il discorso va oltre, e non riguarda solo il calcio. E’ il nuovo gioco della Rete che sta cambiando noi stessi e il modo di esprimerci dietro uno schermo. Sono sicuro che non avresti usato la mascherina davanti la mia faccia, sono sicuro che non avresti usato espressioni del tipo “Napoli colera” proprio guardandomi negli occhi. Non ne hai il coraggio, e anche se ce l’avessi non faresti altro che risultare un vigliacco di paese, un cretino, un imbecille.

Quegli imbecilli che allo stadio Olimpico anche oggi hanno insultato la nostra terra invece che di supportare la propria squadra. Quegli imbecilli che, mercoledì sempre allo stadio Olimpico, per 90′ minuti non hanno fatto altro che pensare a noi napoletani, e alla nostra  terra sporca, infame, assassina. Quegli stessi imbecilli che ogni domenica in vari stadi dello Stivale passano il tempo a incitare il Vesuvio.

Ebbene, caro Alessio Maccarone, ho sprecato un editoriale e un po’ del mio tempo per parlare di te e per darti l’attenzione che meriti. Perché ci siamo stancati di dire “Tanto è sempre così”, perché mi sono abbastanza seccato di sentire i soliti cori contro di noi, perché c’è un momento, nella vita, in cui si dice basta. E’ successo proprio ieri sera, con i cari amici turchi, che hanno frainteso le lacrime di Balotelli per un insulto razzista.

Sono dispiaciuto per loro, ma soprattutto per te, caro Alessio Maccarone, e non solo perché ho sprecato un editoriale che avevo a disposizione, ma perché penso alla nullità delle vostre vite, basate sull’aggressione più che sullo sfottò, sulla voglia di rivalsa che vi anima e vi corrode, sul Fascismo dei vostri pensieri. Sono dispiaciuto per Balotelli, che ha capito per una sera quant’è bello il San Paolo che canta; sono dispiaciuto per i romani, che cantano ancora di noi e contro noi.

E sono dispiaciuto per il giudice Tosel, che invochi a gran voce nei tuoi messaggi anti-partenopei: sono dispiaciuto per lui perché per l’ennesima domenica sarà costretto a fare i conti con cori che non hanno niente a che vedere con il sano sfottò calcistico. E le multe, sebbene salate, non cambieranno niente. Così come la chiusura delle curve.

Finché ci saranno al mondo persone come te, caro Alessandro Maccarone, il mondo del calcio continuerà ad essere tutto quello che si allontana da un’emozione che si chiama sport. Perché, caro amico, c’è un momento in cui si dice basta. E tu questo momento l’hai superato da tempo.

PS: Tre palloni e porta a casa. (Scusate il francesismo, ma l’editoriale oramai è sprecato).

Raffaele Nappi

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Scritto da
redazione