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L’editoriale di Elio Goka: “Champions e obiettivi fuori stagione. C’è da essere contenti?”

Champions tra gli obiettivi raggiunti, ma quali erano i veri obiettivi? Marguerite Yourcenar diceva che “l’antipatia è un’amicizia al contrario”. Pertanto, spero non troviate gratuitamente ostile quanto seguirà. Solo il tentativo di guardare l’altra faccia di una medaglia. Aspettandoselo, una medaglia che sa di antipatia. Siamo così sicuri di essere felici della stagione del Napoli? 

È gratificante, ed è una grande soddisfazione per i tifosi, trovarsi a un passo dalla qualificazione in Champions League, traguardo che fino a qualche anno fa sembrava una chimera. È vero pure che la squadra è cresciuta, così come, al netto di altri impegni (va detto) ha trovato, solo in campionato, continuità di risultati.

Ma la stagione era partita con una finale di Supercoppa italiana da giocarsi, la “solita” Coppa Italia, il campionato (erano in tanti a sperare nello scudetto) e l’Europa League, snobbata e poco sentita, pure nella maniera peggiore.

A conti fatti, se ci si mette pure una clamorosa e ingenua eliminazione agli ottavi in casa col Bologna, resta il campionato, specie se si vuole archiviare con “orrore” la partita di Pechino, quella sì, in parte, con qualche alibi per i partenopei.

E il campionato? La lotta per lo scudetto è durata fino a gennaio, non bisogna nasconderlo. A febbraio è iniziata l’ultima e definitiva fuga Juve, chiusa la notte del 1 marzo, 1 a 1 al San Paolo e gap non più colmabile. Non si può parlare di lotta scudetto se la lotta finisce quasi quattro mesi prima, così come, per certi versi, la vera lotta scudetto c’era stata nella stagione 2010\2011, quando il testa a testa con Inter e Milan era durato fino ad aprile.

E notiamola un’altra cosa. Il Napoli ha giocato un gran bel campionato, ma il Milan è partito male, e non sappiamo come sarebbe andata se avesse tenuto lo stesso rendimento anche all’inizio. L’Inter è stata travolta dagli infortuni, così come la Roma ha pagato lo scotto Zeman (dopo è stata un’altra Roma). Il Napoli si è misurato con avversari ridotti ai minimi termini (senza mai vincere in trasferta). Ma, soprattutto, come è stato il Napoli che si è misurato con se stesso? La società non ha dato grandi risposte, soprattutto dopo la partenza di Lavezzi. In coppa si è affidata a Donadel, per dirne uno, e non lo si venga a definire un “kamikaze” sportivo sennò si fa la figura dei perdenti apposta.

La stagione del Napoli ha detto molte necessità. Quella di un portiere che assicuri un degno passaggio di consegne con De Sanctis, quella di qualche difensore, quella di una panchina che sia europea e non da confine interno.

L’anno prossimo sarà Napoli da grandi navigazioni o da acque territoriali? Perché la chiave per la vittoria insegna. Solo nel primo caso si è padroni nel secondo.

Sebastiano Di Paolo  

Articolo modificato 30 Apr 2013 - 17:35

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