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L’editoriale di Luciana Esposito: lo vinceranno loro, ma non questa domenica

Lo vinceranno loro, non vi è dubbio, ma non questa domenica.

Tutto troppo perfetto e scontato per essere applicato alla realtà, scarna ed avulsa dai calcoli, che contraddistingue il calcio giocato.

Il derby del Piemonte, lo Stadio Olimpico di Torino, “i cugini” dal cuore granata, con i quali, dividono e condividono mura cittadine ed “la devozione” della relativa popolazione, nemici da sempre, seppur conviventi all’interno della stessa città.

Due antimeri opposti che raccontano due profondamente diverse e contrapposte realtà calcistiche che, tuttavia, non consentono a un piemontese di passare da una sponda all’altra a seconda degli eventi e delle circostanze.

Se tifi per il Toro, odi la Juve e se tifi per i bianconeri sei incapace di guardare con occhi benevoli alla squadra granata, seppur incarni una diversa espressione del calcio piemontese.

Non sembrava vero ai bianconeri di poter festeggiare il tricolore proprio sotto lo sguardo inerme ed impotente dell’altra metà di Torino, ma non avevano fatto i conti con il Napoli.

Il destino della Juventus, infatti, come sovente è accaduto in diversi scampoli del Campionato, anche durante questa giornata, era intrecciato alle sorti del Napoli: i bianconeri necessitavano di una sconfitta degli azzurri per consacrarsi Campioni d’Italia con quattro giornate d’anticipo.

Destino beffardo, meschino, cinico e borioso che si diverte a tessere trame che intarsiano le rispettive sorti con quelle dell’ eterno ed acerrimo nemico.

Juventus contro Napoli, anche quando le due squadre non si misurano direttamente in campo e, pertanto, “costrette” ad interessarsi delle vicende dell’altra per comprendere se e come queste ultime possono incidere sul proprio destino.

Era così quando il Napoli era in corsa per lo scudetto, è così ora che il Napoli lotta per consolidare il secondo posto.

Così è stato domenica scorsa, sul versante Napoli, in virtù del fatto che i bianconeri si misuravano contro il Milan, diretto avversario nella corsa per la conquista dell’altro posto utile alla conquista dell’accesso diretto alla Champions.

Così è stato ieri, sul fronte bianconero, poiché, per poter ufficializzare la conquista del tricolore durante la giornata odierna, la Juve doveva auspicare in una sconfitta del Napoli, impegnato nell’anticipo del sabato sera sul campo del Pescara.

Però, come ampiamente comprovato da assennate e tacite regole che predominano le scene calcistiche, ogni squadra scende in campo avulsa dal cinismo del logico ragionamento e, soprattutto, il calcio giocato nulla ha in comune con la cervellotica teoria dettata dalla matematica e dalle statistiche.

Si entra in campo per vincere, sempre, comunque e in ogni caso.

Almeno, il Napoli, ieri sera, è entrato in campo per vincere ed ha vinto.

E di certo, la squadra di Mazzarri non ha perseguito la vittoria per rompere le uova nel paniere all’acerrimo nemico bianconero, ma, piuttosto, perché forte e comprovata è la volontà degli azzurri di consolidare il secondo posto che gli consentirà di conquistare la seconda chiave che apre la porta che assicura l’accesso diretto all’ “Olimpo degli Dei“, senza l’ansia dei preliminari, senza correre troppi rischi, per regalare alla propria gente la sicurezza di poter nuovamente liberare quell’urlo impastato di livore e folkrore squisitamente partenopeo, sulle note di quella musichetta che rappresenta “lo scudetto” di Napoli.

Il Napoli doveva vincere per il Napoli ed ha vinto, ma, diciamocelo, aver guastato la festa ai bianconeri un sorriso ce lo ha strappato.

Non è vittimismo, né tanto meno campanilismo, ma l’approccio assunto da certi addetti ai lavori in relazione alla partita disputata ieri sera dal Napoli sul campo del Pescara, ha rasentato il ridicolo in alcuni momenti, per quanto palese fosse “il desiderio più o meno tacito” di assistere ad una sconfitta utile a consacrare la Juventus Campione d’Italia.

Certi atteggiamenti e talune affermazioni offendono l’onestà intellettuale dei tifosi, ma ancora di più di chi, come la sottoscritta, approccia al giornalismo cercando di avvalersi di quell’imparzialità obiettiva che deve contraddistinguere l’operato di un addetto ai lavori.

Inaccettabile e in alcuni momenti perfino imbarazzante, essere costretti a guardare una partita della propria squadra in pay tv – quindi, aspetto ancor più grave, un abbonato, versa una cifra di denaro per usufruire di quel servizio – dovendosi sorbire commenti palesemente “jettatori” o meglio poco obiettivi ed imparziali.

Per circa 15 volte, nello specifico, i cronisti di Mediaset Premium, durante la gara contro il Pescara, hanno fastidiosamente ricordato che “se il Napoli perdeva, la Juventus oggi avrebbe festeggiato la matematica conquista dello scudetto”.

L’apoteosi dell’imbarazzante suicidio della serena equanimità giunge al 90′, allorquando, in pieno recupero, con il Napoli in vantaggio per 3-0, i suddetti “cronisti” hanno dichiarato: “Gli azzurri hanno quasi sicuramente vinto la partita.”

Atteggiamenti ed affermazioni simili, sviliscono il calcio e depauperano le partite di quel genuino agonismo, nonché privano gli spettatori schierati in poltrona di avvalersi di quella sana e costruttiva cronaca che dovrebbe supportare l’evoluzione della gara, servizio per il quale, ci tengo ancora una volta a sottolinearlo, lo spettatore stesso versa una quota, mensile o annuale, ragione necessaria, ma a quanto pare non sufficiente, a garantire un servizio qualitativamente efficiente.

Una simile condotta non è rispettosa per gli abbonati, nonché per i tifosi di casa Napoli, ma anche per quelli granata, poiché, i suddetti “addetti ai lavori” hanno grossolanamente dimenticato che il derby è una partita “diversa, nella quale il divario decretato dalla classifica viene eluso in campo da orgoglio e cattiveria agonistica ed, infatti, la Juventus oggi ha faticato a prendere il Toro per le corna. 

A onor del vero, i bianconeri sono riusciti a portarsi in vantaggio solo nei minuti finali della partita.

Alla “Vecchia Signora” basterà un punto, domenica prossima contro il Palermo, per cucirsi sul petto il secondo scudetto consecutivo, ma noi abbiamo il dovere di riflettere e scegliere con la nostra testa quale forma e quale voce vogliamo conferire al “nostro” calcio.

Luciana Esposito

Riproduzione Riservata

Articolo modificato 28 Apr 2013 - 17:04

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Scritto da
redazione