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I parametri attraverso i quali i progetti commerciali incontrano il successo qualitativo, di pari passo al concetto di equilibrio, sono alla base di una buona e sana gestione di un’impresa. Negli ultimi anni le società, come risaputo, hanno sempre di più l’impronta di un’azienda, con tanto di bilanci, budget finanziari, merchandising, così come i famigerati “tagli al personale”, e cioè una lista di quegli elementi che, per dirla utilizzando la classica affermazione da “direttore sportivo” non rientrano nei piani societari. E’ ovvio che stiamo parlando di quei giocatori che, per una svariata serie di motivi, non hanno reso un’immagine di se tale da consentire la società la concessione di una “seconda chance”. Al Napoli non mancano certo elementi che hanno lasciato più di un’ombra di dubbio su quello che è il reali valore e la rispettiva ed effettiva rilevanza in un progetto importante ed ambizioso come lo è quello della giovane società di De Laurentiis.  Senza alcuna remore verso chicchessia, basandoci semplicemente su dati relativi all’ultima stagione azzurra appena conclusasi, proviamo a stilare un elenco dei possibili “papabili” ad una eventuale e necessaria cessione altrove.

Il primo della lista potrebbe essere Marco Donadel, colui che ha maggiormente destato dubbi ed incertezze sul proprio possibile rendimento, anche in chiave futura. Quasi mai a disposizione, ha sofferto di un grave infortunio, a seguito del quale ha usufruito di una lunga degenza, culminata con una ancora poco chiara ricaduta, avvolta dal mistero e dalle incomprensioni, una delle quali proprio con i tifosi partenopei, a seguito di una sua presunta affermazione sulla città di Napoli. A questo punto appare chiaro che un tentativo di recupero di questo giocatore, ove mai ci fossero i margini, appare alquanto difficile non solo sotto l’aspetto fisico, ma anche considerando l’aspetto psicologico di dover affrontare i mugugni e la ruggine alle ginocchia.

Altro elemento “traballante” è l’ex compagno di sventura (nonchè di squadra, la Fiorentina ndr) Mario Santana, appena rientrato dal prestito al Cesena, retrocesso mestamente. In Romagna ha dimostrato di poter ricoprire il ruolo di trequartista, con i limiti tecnici e tattici che purtroppo lo attanagliano, di pari passo con una certa inconcludenza e pericolosi alti e bassi che, durante una stagione, sono spesso risultati eccessivi, anche quando a Cesena gli è stata concessa la fiducia e lo spazio che richiedeva. Del resto, attualmente, considerando anche un probabile addio di Lavezzi, è impensabile considerare che Santana possa giocare di più, visto che i tifosi partenopei si aspettano un colpo in quel ruolo, o quantomeno l’arrivo del gioiello nostrano Insigne.

Uno dei sicuri partenti potrebbe essere Ignacio Fideleff, imprigionato da una prestazione “cane” in quel di Verona, che paga tutt’oggi con una certa vena di sfiducia. E’ sembrato essere quasi più un amuleto che una riserva su cui poter puntare, ha giocato meno di quanto ci si aspettasse, ma bisogna certamente riconoscere che i limiti tecnici ed il fatto di essere ancora troppo acerbo per un calcio così pragmatico e nevrotico come il nostro. Un campionato come quello inglese sarebbe, con ogni probabilità, il giusto rimedio per l’espressione calcistica di questo ragazzo. Siamo arrivati alla zona dei “dubbi” e cioè coloro sui quali sarebbe necessaria una ulteriore riflessione, o quantomeno, un approfondimento per capire le reali prospettive, sia personali, che in riferimento al bene della squadra.

Stiamo parlando di Andrea Dossena, “l’uomo che visse due volte“, “doubleface” o come meglio lo si vuole parafrasare. Gli appellativi sono chiaramente collegati al suo rendimento, spaventosamente altalenante, fatto di picchi di maturità calcistica d’alto livello, con un diligente svolgimento del ruolo di esterno bravo a crossare al centro, utile in fase d’appoggio e preparato a puntino in fase difensiva, ma anche di improvvisi cali di rendimento, sfociati in diverse comparse in panchina, all’ombra di Zuniga che sembrava averla fatta franca definitivamente, al cospetto di prestazioni anonime, svogliate e prive di quella concentrazione necessaria a questi livelli (è ancora viva negli occhi di tutti la sciagurata serata di Londra, con il suo clamoroso fallo di mano). E’ chiaro che non si discutono le doti del giocatore, dotato e capace, grazie anche alla sua esperienza regressa, ma restano sul suo conto precedenti su cui riflettere.

Così come lo stesso Miguel Angel Britos, vittima anch’egli di un infortunio che gli ha tagliato le gambe ad inizio stagione, ma che probabilmente lo ha terribilmente condizionato anche quando si è riusciti a recuperarlo del tutto. Spesso molle sugli interventi, poco avvezzo ai tatticismi di Mazzarri, è sembrato impacciato al cospetto dell’intransigente pubblico azzurro. Eppure è stato uno dei pezzi pregiati del mercato azzurro (vuoi anche per il costo del cartellino, 10 milioni di euro) forse anche per questo osservato con gli occhi dell’investimento, ha bisogno forse di ulteriore fiducia del tecnico, o quantomeno un particolare lavoro di recupero, in primis sotto l’aspetto psicofisico, altrimenti potrebbe risultare una utile pedina di scambio per elementi considerati più idonei al progetto.

Ultimo elemento della lista “grigia” è sicuramente Federico Fernandez, sul quale spesso ci si è chiesti se collocandolo nel suo ruolo naturale (centrale di difesa ) non avrebbe dato quei risultati che invano abbiamo ricercato nelle prestazioni “estemporanee” a gara inoltrata, oppure quando il tecnico lo ha buttato nella mischia in ruoli non propriamente consoni alle sue caratteristiche (esterno di destra o sinistra). Inequivocabilmente, le caratteristiche tecniche di un certo livello sono comunque venute fuori, dimostrando che Fernandez, giovane centrale della nazionale argentina, non si trovi lì per caso, ma è pur sempre vero che nel nostro campionato c’è bisogno anche di assorbire tatticismi e schemi, senza i quali è davvero difficile avere successo nel nostro campionato. Basti pensare a quanta importanza Mazzarri da ai famigerati “movimenti senza palla”, alle diagonali e quant’altro rientri nella sfera strettamente legata alle posizioni in campo.

Da considerare “presenti” nell’elenco i giocatori attualmente in prestito, come Leandro Rinaudo, oramai mentalmente lontano da Napoli già da diverso tempo, Giuseppe Mascara, affezionato sostenitore della causa azzurra, ma destinato a piazze meno blasonate per ritagliarsi il giusto spazio che merita, e Cristian Chavez, oggetto del mistero e palesemente una “scommessa persa” della dirigenza partenopea.  Ovviamente la lista potrebbe allungarsi con l’inserimento di alcuni giovani, come Eduardo Vargas , Jacopo Dezi, e Max Ammendola, ma non sarebbe giusto renderli parte di questo elenco, poichè ancora ingiudicabili per le sporadiche apparizioni (per Dezi e Ammendola è stata quasi sempre  tribuna) e quindi ancora padroni di quel “bonus” che li potrebbe collocare nelle classifica delle “sorprese” azzurre del prossimo campionato, a meno che non si decida di mandarli a “fare le ossa” in qualche squadra minore o addirittura nella serie cadetta. Il gioco è fatto, la lista è stata redatta, resta solo da capire e considerare le reali ed effettive strategie che il Napoli ha intenzione di intavolare. Ma si sa, l’estate porta consiglio …..

Articolo modificato 1 Giu 2012 - 00:14

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Scritto da
redazione