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Ad un passo da un lieto fine silenzioso ma sul finale resta la questione “orgoglio e pregiudizio”

Senza se e senza ma, l’unico obiettivo che resta è quello di contendersi le ultime due partite, con Fiorentina prima e Verona dopo, alla conquista di sei punti imprescindibili per incoronare l’impresa. Ad un passo dal sogno bendando gli occhi difronte alla classifica per non finire a calcolare le possibilità di qualificazione, lavorando a testa bassa su sé stessi all’oscuro dagli inganni. Il Napoli sa ed è consapevole di potercela fare, conosce i suoi assi nella manica con i quali ha sorpreso tutti sul finale. Sfoggia il suo abito migliore mentre l’Udinese si aggrega alle sue vittime inginocchio davanti alla corte angioina.

Il Napoli non spera, ma crede. Dopo aver ritrovato i tasselli mancanti del puzzle ed essersi convinto di poter ambire all’obiettivo stagionale. La somma fa la differenza e con essa la squadra azzurra continua nel suo desiderio con la recente operazione di Zielinski, Fabian Ruiz, Lozano, Di Lorenzo e Insigne che completano il Napoli dei record con i 100 gol stagionali.

La squadra rompe gli schemi sull’orlo del precipizio, si rifugia all’oscuro dalle critiche privandosi dell’unico mezzo di massima espressione: la parola. Si isola pulendo “i panni sporchi” in casa ed ottenendo il giusto riscontro aiutandosi dai rientri di notevole importanza. Continua nel suo silenzio e nel suo percorso agendo in penombra dalle critiche mettendosi in luce solo al momento essenziale: quello decisivo. Con Zielinski che continua ad esprimersi sotto i riflettori mettendo in scena l’eleganza mentre Fabian si afferma calciatore del mese con prestazioni di intelligenza finalizzate dalla furbizia di Osimhen in cerca di rimpalli favorevoli per servire i compagni.

Una bella storia che spera in un lieto fine ma che stranamente non ha un futuro certo e che anzi forse si trasformerà in un rammarico procinto sempre più a voltare pagina.

Conviene cambiare rotta? L’orgoglio gioca la sua parte

Tradito nell’onore di un patto concluso con una stretta di mano: è questa la condizione di Gennaro Gattuso che però non si è mai fatto pugnalare dalle voci, ipotetiche o reali, portando a termine il suo lavoro. Un progetto che in un modo o nell’altro giunge alla conclusione dimostrando di essere stato elaborato con attenzione pagando, però, gli incidenti di percorso non preventivati quali assenze e mentalità. Due punti che in parte cadono in sfortuna e per il resto fanno un “mia culpa”, ma dopo essersi ritrovati lasciano perplessità con la questione: varrà la pena cambiare rotta?

Difficile è la risposta fatta di “orgoglio e pregiudizio”. Se pur ci sia sapore di ripensamento è l’orgoglio quello ad intervenire mantenendo una corazza solida che formano un uomo tradito e pregiudicato al suo arrivo. Nessuno credeva in quest’uomo fatto da solo, che ha prima riconciliato lo spogliatoio e poi portato un trofeo con la valenza di doppia vittoria trattandosi di aver battuto i rivali bianconeri. Passando anche alla seconda stagione basata su un modulo e gioco che a primo impatto sembra vincente che poi perde nei suoi cardini e ritrova fiducia sul finale aprendo il volo verso un’affollatissima corsa. Inizia a far intravedere la sua luce con il suo gioco con Gattuso che telecomanda come un videogioco la sua squadra rievocando dei ricordi nostalgici. Ambisce al sogno europeo con una rosa fatta di qualità ed equilibrio che chiede solo qualche piccolo riparo con il mercato estivo come il caso terzini ma sempre limitandosi a piccoli cambiamenti, continuando nel lucidare l’argenteria a sua disposizione.

Ora il progetto sembra andare in frantumi proprio quando iniziava a sposarsi bene con gli interpreti napoletani aprendo quasi a una nuova strada che però, come un circolo vizioso, riporta sulla rifondazione. Allora fin quando conviene riportare in città un nuovo modulo con nuovi protagonisti? Una risposta quasi ambigua ma che sicuramente nel caso in cui questo si avveri non resterà che riaspettare il tempo necessario per vestire dei nuovi abiti a cui dovrà essere affidato del tempo per ritornare ad acquisire e formare delle nuove convinzioni e personalità. Un progetto fatto sul futuro e da costruire nei minimi dettagli ma ciò che lascia demoralizzati già in partenza è la paura che questo non accada considerando che doveva già essere stato fatto dopo la promessa del post-Sarri: un’era mai esistita.

Sara Madonna

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Articolo modificato 12 Mag 2021 - 15:32

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Sara Madonna