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Cinque motivi per non fare della sconfitta di Madrid una tragedia

Ieri il Napoli ha affrontato il Real Madrid nell’attesissima sfida d’andata degli ottavi di Champions League. Dopo dieci minuti perfetti, con annesso goal del vantaggio, gli azzurri si son visti prima raggiungere dalla rete di Benzema, e poi, nel secondo tempo, superare dai goal di Kroos e Casemiro. 3-1, dunque, il risultato finale, che di certo non chiude il discorso qualificazione, ma sicuramente ne aumenta la difficoltà.

Nel post-partita, oltre a qualche polemica di troppo tra De Laurentiis e Sarri, al via sui social i commenti di tifosi e appassionati. In generale, è trasparsa molta amarezza: comprensibile se nelle giuste dosi, perché pensare di strappare un pareggio al Bernabeu o tornare a casa con un solo goal di scarto avrebbe regalato maggiori possibilità di conquistare la qualificazione nella gara di ritorno al San Paolo; non comprensibile se portata all’esasperazione.
Perché? Perché non si può passare il dopo Real – Napoli a puntare il dito contro Tizio o contro Caio senza godersi il momento. I partenopei non erano impegnati in una sfida così importante da anni. I più giovani non possono nemmeno ricordare qualche precedente simile, i più grandi possono finalmente non parlare più solo di ricordi troppo passati. E non è il solo motivo per non fare della sconfitta di Madrid una tragedia. Ce ne sono (almeno) altri 5.

REAL – NAPOLI, GLI AZZURRI CON MARADONA NON HANNO FATTO MEGLIO
Madrileni e partenopei si sono incontrati per gare ufficiali solo due volte in passato, nella stagione 1987-88. Il Napoli, fresco di scudetto vinto, si preparava con Maradona e gli altri componenti della Ma-Gi-Ca ad affrontare un Real Madrid già allora mostruoso con 22 scudetti e 6 Coppe dei Campioni in bacheca. La gara d’andata dell’allora Coppa dei Campioni, disputata il 16 settembre 1987, finì 2-0 per i blancos. Al ritorno, al San Paolo, l’1-1 non riuscì a ribaltare la sorte.
Il divario tra i due team era già allora ben segnato, ma nemmeno un Napoli neo campione d’Italia e con in campo la leggenda del calcio riuscì a strappare la qualificazione al Real Madrid; e, tra l’altro, senza togliersi neanche lo sfizio di segnare al Bernabeu.

REAL – NAPOLI, SFIDA CONTRO IL RECORD DI IMBATTIBILITÀ
Il Real Madrid con Zidane in panchina oltre ai trofei si è portato a casa un record di tutto rispetto: un’imbattibilità lunga 40 partite. Lo scorso 15 gennaio, i blancos hanno perso contro un agguerrito Siviglia, subendo la prima sconfitta dal 6 aprile 2016. Solo nella stagione 1988/89 il Real aveva fatto meglio, restando imbattuto per 34 partite.

REAL – NAPOLI, PARTITA CON I CAMPIONI
È bene quando si affronta un avversario avere coscienza di chi si ha davanti, senza farsi però influenzare in caso di “scarto negativo”. Sarri ha tentato sin da subito di lavorare su questo fattore: il non-timore. Con qualche calciatore ci è riuscito, con qualcun altro no, qualcuno avrà fatto un passo indietro una volta messo piede al Bernabeu: siamo tutti umani è qualche volta accade che lo mostriamo.
Contro le critiche troppo dure per una sconfitta in terra madrilena – pronosticata ma mai sicura, e in questo gli azzurri sono stati molto bravi – è bene rispolverare qualche numero che Sarri avrà sicuramente tentato di non far risaltare agli occhi dei suoi uomini, per quel discorso del non-timore sopra citato.
Il Real Madrid detiene il titolo di campione del Mondo, nonché di campione d’Europa con la vittoria dell’ultima Champions League e dell’ultima Supercoppa UEFA. In Spagna, poi, i blancos hanno conquistato in totale 32 scudetti, 19 Coppe del Re, 1 Coppa della Liga e 9 Supercoppe di Spagna. Insomma, il Napoli non ha perso 3-1 contro la “Cenerentola” della situazione.

REAL – NAPOLI, DIECI MINUTI DI SPETTACOLO AZZURRO 
Da qualche istante prima del goal realizzato fino a quello subito, il Napoli è stato stratosferico, regalando dieci minuti di spettacolo puro. La rete di Insigne è già da sola un piccolo capolavoro, ma i tocchi di prima, l’avanzare in pochi passaggi, i tagli millimetrici hanno caratterizzato un frangente di tempo purtroppo breve, ma intenso. L’unico dato a favore del Napoli è questo, insieme al 33.3% di precisione dei tiri che si avvicina al 35.3% del Real Madrid.
Eppure, perché non ripartire proprio da qui? Perché andare a vedere tutto tranne che questo o considerare i dieci minuti di spettacolo azzurro una mera parentesi in una gara negativa?

REAL – NAPOLI, IL RITORNO SI DECIDE AL SAN PAOLO
Ripartire da quei dieci minuti significherebbe sicuramente continuare a far bene in Campionato, dove i partenopei si devono già proiettare alla sfida contro il Chievo e poi ad un incandescente fine febbraio, Coppa Italia inclusa; ma anche in Champions League. Il Napoli, infatti, rivedrà il Real Madrid il 7 marzo allo stadio San Paolo. Oltre al conforto tipico di casa propria, gli uomini di Sarri godranno del sostegno di quasi 60.000 tifosi, che sicuramente daranno il tutto per tutto dagli spalti, non solo chiedendo la vittoria, ma facendo quanto nelle loro possibilità per aiutare a conquistarla. Il San Paolo sarà una bolgia e chissà che non riesca a stordire per un po’ i madrileni; gli azzurri dovranno tenersi pronti per approfittarne.
Certo, fare due goal senza subirne alcuno – condizione minima per il passaggio del turno – non è impresa semplice, soprattutto contro il Real Madrid. Il calcio, però, ci ha insegnato che le imprese le portano a termine anche piccoli Davide contro giganti Golia. Il Napoli è stato Davide solo in dieci minuti al Santiago Bernabeu, ma ha provato dei panni che non gli stanno così stretti. E, chissà, forse senza elmo di bronzo, corazza e spada a cui non è ancora abituato, ma con solo cinque sassi ben lisci (o due “sassate”!), la squadra di Sarri colpirà dritto in fronte il Real Madrid, costringendolo a stramazzare al suolo.

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Scritto da
redazione