Due date impresse, incise nella mente dei tifosi azzurri e dello stesso Milik. La prima, 29 luglio 2016: arrivo a Dimaro e ufficialità quattro giorni dopo. La felicità di un giovane attaccante, e le belle speranze di un popolo che ha visto partire il bomber dei record. La seconda, 8 ottobre 2016: durante la sfida tra Polonia e Danimarca, Arek Milik cade in malo modo. Si teme il peggio. E il peggio arriva il giorno dopo: rottura del legamento, e quattro mesi di stop. Tutto in due mesi e pochi giorni. Dalla gioia al dolore: un pendolo che ha toccato due vertici di piacere e di tristezza. Nel mezzo di tutto ciò, 9 presenze e 7 reti. Un ruolino di marcia davvero invidiabile e che aveva fatto cadere nell’archivio del passato Gonzalo Higuain.
Il 2017 deve essere il suo anno, per riconfermare quanto di buono visto in quelle nove presenze. E in quei sette timbri apposti in gare e sui cuori partenopei. Il Napoli ha sofferto, a tratti, la sua mancanza. E questo è un ulteriore motivo per rendere il 2017 l’anno di Milik e, di conseguenza, del Napoli. Mertens è un fuoriclasse, e sta architettando e costruendo l’impossibile per cercare di far sentire quanto meno possibile l’assenza del polacco. Ci sarà anche Pavoletti. Ma questo Napoli, con Arek Milik in campo, può davvero fare il salto di qualità. Nella smorfia napoletana, la paura fa 90. Lui fa di più, arriva a 99. Un numero di maglia scelto quasi a voler scongiurare le paure di una tifoserie, di un popolo, di una città freddata da una cessione dolorosa. Anche se non del tutto inaspettata.
Arek, il 2017 è tutto. Il 2017 è azzurro. Il 2017 è da 99.
Salvatore Nappo
Articolo modificato 31 Dic 2016 - 18:19