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ESCLUSIVA – Gigi Simoni: “Mi chiamavano ‘il Sivori dei poveri’, Lauro mi volle conoscere! Che amarezza la Coppa Italia persa, e sul fallimento…”

Gigi Simoni è una fetta di storia azzurra. Nel bene, tanto, così come nel male. La Coppa Italia sollevata al cielo da calciatore, quando la squadra militava in Serie B, è un’esperienza difficile da dimenticare. Poi è Napoli, gente! Come si fa a non affezionarsi, a non legarsi visceralmente? Gigi Simoni di rimpianti ne ha pochi. Forse uno: la Coppa Italia del ’96. Fu esonerato dopo dieci partite senza vittoria in campionato, lasciando la squadra nelle mani di Montefusco. Un peccato: il Napoli perse la finale di Coppa Italia che lui, non altri, aveva conquistato. Ma in fondo anche le esperienze negative insegnano qualcosa. Simoni si è confessato ai nostri taccuini:

Ci racconti la sua esperienza.
“Io ho avuto la gioia di giocare nel Napoli e poi di allenarlo per due anni. Sono affezionatissimo alla città, alla gente e alla squadra. L’esperienza a Napoli è stata una fonte di vittorie, quand’ero calciatore vincemmo la Coppa Italia e arrivammo in Serie A da primi in campionato. Il primo anno come allenatore andò molto bene. È stato un periodo bellissimo”.

Cosa manca al Napoli attuale per vincere lo Scudetto?
“Il Napoli di adesso è più bello del mio, noi arrivammo in finale di Coppa Italia. Adesso c’è una squadra formidabile, secondo me dopo la Juventus è la squadra più forte. Il Real? È la squadra più forte del mondo, ha dei giocatori fenomenali, ma non vincono sempre, esistono squadre che sanno metterli in difficoltà. Il campionato per loro sta andando bene, sarà una partita molto difficile ma il Napoli è una squadra altrettanto buona. Ha giocatori di classe, è l’unica che può dare fastidio alla Juventus e al Real Madrid”. 

Quale calciatore avrebbe visto bene nel suo Napoli?
“Koulibaly mi sembra il più forte di tutti, è un giocatore fondamentale per la squadra. Avevo Ayala, con lui avrebbe formato una grande coppia”. 

Ci racconti un aneddoto.
“Io ho vissuto quell’anno da giocatore che ero militare, feci una grande Coppa Italia, mi chiamavano il ‘Sivori dei poveri’. Quelle partite di Coppa vincendo a Roma e a Torino mi permisero di andare da Lauro, il Comandante, che mi volle conoscere per le mie prestazioni. Stava prendendo il sole in costume, fu una cosa particolare, la ricordo con piacere. Volermi incontrare era una manifestazione di stima da parte sua nei miei confronti”. 

Si aspettava che il Napoli sarebbe risorto così velocemente dopo il fallimento? 
“Mi sembra un fatto naturale, l’arrivo del presidente è stato molto importante. Ha portato ambizione ed entusiasmo ed ha costruito una squadra molto forte. Se non hai mezzi per comprare i calciatori, non riesci”.

Cosa ha provato nel momento del fallimento?
“È stato un momento molto difficile per me e per la squadra, non avrei mai pensato potesse accadere. È una cosa che ancora ricordo con amarezza. Non pensavo potesse accadere in una piazza come Napoli, che ha dei tifosi così caldi e innamorati della squadra. Fortunatamente si è ripreso subito e ha ricominciato ad essere una delle squadre migliori”. 

Cosa mancò nel ’96 per vincere quella Coppa Italia?
“Mancò il fatto di lasciarmi allenatore. Ferlaino mi mandò via prima della finale, fu un gesto che mi è rimasto dentro con grande amarezza, avevamo eliminato l’Inter. In finale affrontammo il Vicenza, una squadra non impossibile da battere, la più modesta tra quelle incontrate. Ci tenevo, avrei vinto la seconda Coppa Italia con il Napoli. Fui esonerato per Montefusco, un amico, ma con il passaggio di consegne si perse una grande esperienza nella guida. Lui allenava la Primavera. Noi eravamo più forti del Vicenza, probabilmente avremmo vinto. Quella fu una cosa che mi ha infastidito parecchio”. 

A cura di Gennaro Donnarumma (@I_am_Gennaro) e Vittorio Perrone (@Pervi97)

Articolo modificato 25 Dic 2016 - 11:36

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