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Dopo Napoli-Roma è più Mertens che Gabbiadini. Manolo, qual è il tuo problema?

Se si volevano risposte, subito dopo la batosta dell’infortunio di Milik, in campo sono arrivate precise e puntuali come sempre. Il Napoli cade sotto i colpi di una Roma cinica e fredda che, senza mezzi termini, stende un undici azzurro evanescente e mai del tutto in partita, se non nei primi quaranta minuti. Per scardinare una difesa come quella della Roma occorreva un attaccante capace di far peso, di creare scompiglio e mettere in difficoltà quei centrali che, alla lunga, per più di sessanta minuti hanno spadroneggiato col minimo affanno. Non vogliamo essere ipocriti: un attaccante come Higuain, con la difesa schierata come quella della Roma, avrebbe creato difficoltà e saputo sicuramente aggredire con il mordente giusto. Ma questa è un’altra storia.

Doveva essere la partita di Manolo Gabbiadini ed invece è stata quella di Dries Mertens: sia chiaro, il belga non ha spaccato la gara ma ci ha comunque provato, creando scompiglio e senza dare punti di riferimento, giocando in avanti e non sarà un caso che l’unico gol del Napoli sia arrivato proprio con lui in campo, da un corner, in cui il folletto con il numero quattordici ha fatto sì che Koulibaly saltasse col minimo sforzo e senza una adeguata copertura. Servivano risposte e ad oggi l’unica sicurezza è una: Mertens più di Gabbiadini, un segnale con cui fare i conti per il prossimo futuro, se proprio non si deciderà di investire su uno svincolato. I fischi del San Paolo poi, opinabili o meno, certificano quella che per il centravanti bergamasco è una piccola crisi che, ad alternanza, si ripropone ciclicamente in misura maggiore, a volte minore. Un vortice, quello in cui è caduto Gabbiadini, da cui risulta sempre più difficile uscire. È chiaro che ci siano vari problemi. 

Anzitutto la posizione: Gabbiadini non è un attaccante ed è in evidente difficoltà quando gioca da punta centrale. I compagni non lo servono, forse non per mancanza di fiducia ma per incompatibilità di movimenti. Il gioco diventa prevedibile ed imbottigliare la manovra offensiva del Napoli semplice. Inghiottire Gabbiadini, ieri, non è stato per niente complicato per i difensori della Roma ma la sensazione è che sia lo stesso Manolo a non crederci più di tanto: altro problema, dunque, l’approccio. Troppo blando, indifferente quasi, ed è brutto dirlo per un ragazzo dal talento infinito ma su cui, forse, troppo spesso si culla. Ormai i tempi sono maturi, Gabbiadini non è più un ragazzino e non esprimere appieno il suo potenziale, nel momento in cui Milik viene meno e di lui si ha bisogno, potrebbe avere la stessa conseguenza del classico treno che passa una volta sola e se non lo prendi resti dove sei. Gabbiadini, vuoi diventare grande? Perché, per farlo, ci vuole anche tanto del tuo: grinta, determinazione, crederci fino alla fine, fame. Di alibi e scuse ce ne sono state e ce ne sono, fin troppe. Il terzo problema, forse il più importante, è di natura, potremmo dire, emotiva: uscito dal campo e salutato con i fischi di un pubblico spazientito che proprio non gli ha voluto perdonare la grande e ghiotta occasione sprecata, Gabbiadini si è perso nell’oblio. I suoi occhi erano vuoti, la testa scossa, lo sguardo spaesato. Ed allora verrebbe da chiedersi: ma questo ragazzo ha le spalle e la personalità per reggere le pressioni di una piazza che sì, ti sa osannare, ma che non indugia o arretra se ti deve contestare? Al momento, purtroppo, le risposte di Gabbiadini non sono incoraggianti in questo senso. Arriveranno, forse, ma è meglio partire prevenuti e tenersi qualche lecito dubbio.

GENNARO DONNARUMMA

TWITTER: @i_am_Gennaro

Articolo modificato 16 Ott 2016 - 20:47

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