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“Non mi divertirei, sarei rimasto in banca”. Sarri ed il Cholismo, yin e yang tra pro e contro

Sarebbe troppo semplicistico ridurre il giuoco del calcio ad una semplice corsa di 22 giocatori intorno ad un pallone. Eppure è la visione più ovvia: come si fa a vincere? Rincorrendo un pallone, cercando di far terminare la sua corsa nella porta avversaria. Che poi il calcio non sia, da tempo immemorabile, quello descritto poc’anzi è un altro paio di maniche. L’obiettivo finale comunque, come la si giri o come la si volti, è vincere.

A lezione da Simeone. Da qualche settimana è presente, in rete e sui giornali, il contrasto tra il Cholismo, di Diego Pablo Simeone ed il resto del calcio. Il concetto di calcio utilizzato dall’attuale tecnico dell’Atletico Madrid è semplice, nella sua complessità: pressing asfissiante e contropiede. Stop. Certo, facile a dirsi, molto meno a coordinare 11 giocatori per farlo. Questi 11 giocatori, nel classico 4-4-2 dell’argentino, difendono tutti, nessuno escluso, per poi ripartire e colpire. Si prendano in esame le ultime due partite in Champions League: l’Atletico ha eliminato Barcellona e Bayern Monaco avendo un possesso palla in media del 30.5% contro i catalani e del 32% contro i bavaresi, tirando in entrambe le doppie sfide molto meno rispetto agli avversari. Intanto sono in finale di Champions e a pari punti nella Liga con il Barcellona. 

Sarri risponde. C’è poi l’altra parte del fiume. Il tecnico partenopeo Maurizio Sarri nella conferenza stampa che precede la sfida di Torino ha espresso il suo punto di vista in merito all’idea, al modo di interpretare il gioco del Cholo, definendolo “non divertente”. È possibile fare un paragone tra le due compagini, anche e soprattutto per essere più concreti: il valore delle due squadre, milione più milione meno (che a quei livelli conta praticamente come noccioline) è lo stesso. Il Napoli adotta un 4-3-3 che è sicuramente più propositivo dello schema di Simeone. Il modo di giocare si riflette ad esempio sulle reti segnate e subite; prendendo in esame i soli dati dei campionati ecco cosa emerge: il Napoli ha segnato 74 gol a fronte dei 60 dell’Atletico, ma ne ha subiti 31 rispetto ai 16 dei “colchoneros”. La differenza sostanziale è che l’Atletico compete con dei veri e propri mostri sacri, sia in Spagna sia in Europa. Il gioco di Sarri invece è stato apprezzato in Italia e non solo; certamente non si può dire lo stesso di quello dell’Atletico, anche perché a detta di molti addetti ai lavori, a malapena si può parlare di gioco. Il problema è genuinamente di prospettiva. Sarri l’ha detto chiaramente: per lui il calcio è un gioco e lo vede come tale, riflettendo questa sua semplice dichiarazione nel gioco che fa esprimere ai suoi giocatori. Per Simeone il calcio è uno sport, una guerra (facendo le dovute proporzioni, si intenda): quindi si fa di tutto per vincere, anche a costo di sacrificare il gioco. È giusto però evidenziare che l’Atletico sta lottando per due trofei di assoluto prestigio, obiettivi distanti anni luce dalla portata degli azzurri.

Insomma, alla fine sono due correnti di pensiero incompatibili, lo yin e lo yang del calcio moderno. L’unica cosa che si può fare è scegliere una di queste due correnti, con tutti i pro e i contro che ne conseguono. Senza dimenticare che, per antonomasia, ogni scelta comporta una rinuncia. E voi, da che parte state?

Francesco Vassura

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Articolo modificato 7 Mag 2016 - 19:35

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