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Concerti e San Paolo, parole giuste ma ora tutto è inutile

Partiamo da un punto ben chiaro. Fare i concerti al San Paolo non è e non deve mai essere un dramma. Anzi. Napoli non è la gallina dalle uova d’oro e lo stadio – finchè le carte lo diranno – è un bene comune e non di una particolare società, per questo motivo la struttura può essere utilizzata per eventi di intrattenimento che non riguardano direttamente il calcio. I concerti, d’altronde, si tengono in tutti gli stadi d’Italia, da San Siro all’Olimpico, da nord a sud.  Nessuna delle squadre di Serie A si è mai lamentata di tutto ciò, perché queste sono consapevoli di non essere padrone a casa loro.

Il Napoli, nella persona di De Laurentiis, nelle ultime giornate invece si è fatto sentire eccome. Il problema: gli eventi che si terranno il 3 ed il 26 luglio per le tournée di Vasco Rossi e Jovanotti. In linea di massima queste polemiche dovrebbero essere inaccettabili per il discorso di prima (stadio uguale bene pubblico), ma questa volta la società azzurra ha perfettamente ragione, visto che la gestione del Comune per l’organizzazione di questi eventi è stata inaccettabile.

A San Siro, al Franchi, all’Olimpico i concerti già si sono tenuti nel mese di giugno e salvo rare eccezioni tenderanno tutti ad esaurirsi entro la prima settimana di luglio. Come è giusto, per prassi, al fine di consentire lavori di perfezionamento ad un manto erboso torturato. Qui, invece, si ragiona sempre in controtendenza.

Mettere un concerto in programma il 26 luglio significa mettere in completa difficoltà la società di calcio che è ospitata. Ed il Napoli in questo caso è parte lesa. Peccato che a questo punto tutto sia inutile, perché con i biglietti già venduti, gli artisti già pronti e strutture già quasi montate, non si può più tornare indietro. L’unica cosa possibile sarà imparare dagli errori, che inevitabilmente produrranno danni e che costringeranno gli azzurri a non potersi avvicinare al San Paolo prima di fine agosto o inizio settembre.

Il problema, quindi, non sono i concerti di per sé (se De Laurentiis non li vuole, si costruisca uno stadio di proprietà come la Juve) ma la gestione in quanto tale. Il problema è stato il Comune, che ha sì dato un bene enorme per tutti i cittadini amanti di musica, ma ha provocato un guaio immenso per tutti gli altri cittadini amanti di calcio. 

@GennaroSgambati

Articolo modificato 30 Giu 2015 - 08:04

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Scritto da
redazione