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Road to Rio – Pepe Reina e Raul Albiol, un pizzico di Napoli in una Spagna che vuole scrivere la storia

Mancano solo 6 giorni all’inizio della più importante rassegna calcistica al Mondo, la massima celebrazione dello sport più amato e seguito. La redazione di SpazioNapoli prosegue a ritmi serrati nella sua Road To Rio, una disamina nel dettaglio di tutte le Nazionali che vedranno disimpegnarsi atleti azzurri. Dopo Belgio, Svizzera, Colombia, Algeria e Cile oggi è il turno della Spagna, la Roja campione in carica.

Cambio di marcia – In principio erano i perdenti dal gran talento, una Nazionale colma di giocatori dalla gran tecnica e personalità ma restii a fare gruppo, ad essere un unico granitico blocco pronto a raggiungere grandi traguardi. Quando la posta in palio diventava pesante, di quelle che fanno tremare le gambe, la Nazionale iberica era sempre lì, pronta a sciogliersi sul più bello. Un solo titolo, l’Europeo casalingo del 1964, ai Mondiali addirittura i Quarti di finale come massimo risultato, poco troppo poco per una Nazione che può vantare i natali del club più prestigioso al Mondo, il Real Madrid, ed un’altra illustrissima realtà qual è il Barcelona, mes que un club, l’orgoglio catalano. Con l’arrivo del nuovo millennio la rivoluzione, una riforma strutturale partita dalle Olimpiadi di Barcellona del 92, con un’attenzione capillare allo sport giovanile come serbatoio, risorsa inesauribile del paese, giunta al suo culmine, con una nuova generazione grondante qualità e caratteristiche fuori dalla norma in ogni reparto. Ad accompagnare questo progetto, che oltre al calcio ha portato risultati eccellenti in innumerevoli sport, dal basket alla pallavolo passando per la pallanuoto e la pallamano fino al motociclismo, dove gli iberici ormai vantano una vera e propria dittatura, nel fùtebol l’epopea spagnola è indissolubilmente legata ad un nome e un cognome: Pep Guardiola. Il suo Barcelona ha rappresentato una delle massime rivoluzioni della storia del calcio, il tiki-taka nella sua massima espressione, una delle squadre più belle di sempre che ha incantato la platea calcistica per tutta la fine dello scorso decennio. Sulla scia di questa rivoluzione, ecco l’inizio del ciclo devastante della Roja, l’Europeo del 2008 sotto la guida del compianto Luis Aragones e la storia più recente, l’alloro europeo bissato nel 2012 dilaniando le carni di un’Italia troppo morbida ed il trionfo più importante: la Coppa del Mondo issata da capitan Iker Casillas nel cielo del Sud Africa nel 2010, con Don Vicente Del Bosque come C.T

Hacer historia – Su queste basi la Spagna si appresta a prender parte a questa spedizione brasiliana. A guidarla c’è sempre lui: Del Bosque, vero e proprio monumento del calcio spagnolo, oltre ai due titoli al timone della Nazionale il tecnico può vantare due Champions ed una Coppa Intercontinentale alla guida dei galacticos, storia del calcio mondiale a tutti gli effetti, ed è proprio la storia che gli iberici rincorrono in Brasile. Mai nessuno da quando la Coppa del Mondo ha preso il posto della Coppa Rimèt(1970 ndr) è riuscito a bissare un titolo mondiale. Solo l’Italia di Pozzo(34-38) ed il leggendario Brasile(58-62) sono riusciti in una simile impresa. Un risultato da cogliere con un 4-3-3 in cui Del Bosque ha saputo unire i tratti del tiki-taka a quelli di una rocciosa solidità difensiva, basti vedere il Mondiale sudafricano vinto con una sequela di vittorie di misura. In porta titolare indiscusso è il capitano Casillas, alle sue spalle l’azzurro, si spera anche per la prossima stagione, Pepe Reina David De Gea, reduce da stagioni non proprio esaltanti a Manchester che ha preso il posto dell’infortunato Victor Valdes. Il pacchetto difensivo è di livello assoluto,  Sergio Ramos classe ’86, colonna portante del Real Madrid, jolly difensivo dalle qualità impareggibili, protagonista della decima appena colta dal Real di Ancelotti. Gerard Pique, reduce da una stagione falcidiata dagli acciacchi, resta per qualità tecniche e difensive uno dei top al Mondo, oltre ad aver vinto tutto quello che era possibile vincere all’età di 27 anni. Jordi Alba è un vero e proprio trattore, capace di arare la propria fascia di competenza garantendo un rendimento eccezionale sia in fase propositiva che difensiva. A completare il reparto il blues Azpilicueta che contenderà il posto a Juanfran autore di una stagione strepitosa con i colchoneros, ed il partenopeo Raul Albiol che da rincalzo rappresenta un lusso per pochi eletti. Solo sei i difensori “puri” convocati dal cittì iberico, ma ai quali va di diritto aggiunto Javi Martinez, mediano basco classe ’88 in forza al Bayern Monaco, fisicità, tecnica ed intelligenza tattica allo stato puro, capace di disimpegnarsi senza sbavature anche da libero difensivo con licenza d’impostare

Meglio abbondare – Se in difesa la situazione è rosea dalla cintola in giù gli iberici vantano l’eccellenza più assoluta. Un’abbondanza sbalorditiva da far stropicciare gli occhi, che permette agli spagnoli di lasciare a casa giocatori del calibro di Borja Valero, Callejon, Llorente e Negredo. Icone e guida sono le due bandiere del Barça Xavi e Iniesta, due dei centrocampisti più forti di tutti i tempi, principali protagonisti dell’epopea già citata del GuardiolismoXabi Alonso e Sergi Busquets rappresentano l’emblema del mediano perfetto, ordine, personalità, quantità e piede vellutato. Sulla trequarti l’imbarazzo della scelta è spaventoso, la duttilità di Pedro vero e proprio cecchino quando veste la maglia della sua nazionale. La classe cristallina di David Silva, top-player a tutti gli effetti, trascinatore del Manchester City, spesso posto in ombra solo dalla grandezza fin troppo ingombrante dei suoi compagni di Nazionale. E per non farsi mancare nulla ecco Juan Mata e Santi Cazorla trequartisti dalla qualità indiscutibile che solo nella Roja possono svolgere la mansione di comprimari. Per il ruolo di prima punta il prescelto è Diego Costa prima stella dell’Atletico di Simeone in procinto a passare alla corte di Jose Mourinho. La punta della discordia che tante polemiche ha suscitato in Brasile dall’alto della sua volontà di vestire la maglia spagnola al cospetto dei suoi natali verdeoro. A completare il reparto Fernando Torres che sebbene non sia più el nino dei tempi di Anfield Road resta un attaccante di gran livello e l’esperienza del guaje David Villa all’ultimo palcoscenico di primo piano prima di raggiungere la sua meritata pensione dorata negli States.

Mai nessuna nazionale europea è riuscita a cogliere il massimo bottino nel Nuovo Mondo, le premesse per la Roja però lasciano presagire un Mondiale da assoluti protagonisti, se sarà Storia, da nuovi, e stavolta pacifici, conquistadores, sarà il campo a dirlo.

 

Edoardo Brancaccio

Riproduzione riservata

Articolo modificato 10 Mar 2016 - 03:48

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