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Napoli si affida al Re di Coppe, Benitez ha sempre vinto un trofeo all’esordio

Primo: non prenderle, ma darle. Perché quelle sono soddisfazioni, rappresentano un modo di essere, di porsi e di presentarsi: un marchio di fabbrica, uno stile graffiante, che lascia il segno. Il primo anno non si scorda mai, non si può, né si deve: e nel codice-Benitez la tendenza è storicamente accertata, nasce in gioventù, è la dimostrazione d’una precocità o d’un desiderio di andare subito al dunque, di non negarsi nulla, perché va bene sin prisa ma è sempre preferibile sin pausa. Primo: ma già all’Extremadura, la tappa formativa, la gavetta, la presa di coscienza di sé stesso, quasi un’introspezione psicologica su chi essere e come esserlo, per lasciare un’impronta. E’ Segunda ed è promozione in Liga, è nel suo piccolo un miracolo alla spagnola.

VOGLIO LA COPPA – Il primo Benitez napoletano è invece sintetizzabile nella coppa Italia, in quel 3 maggio che rappresenta lo spartiacque tra la normalità più assoluta e la gratificazione indiscutibile, il volano per un progetto a medio-lungo termine che ha bisogno d’energia fresca, d’una notte tra le stelle, per sentirsi sempre più leggeri: «Un trofeo è sempre importante, qualunque sia; e la coppa, ovunque, ha un suo valore ed un suo fascino: quando si vince è bello sempre». Napoli o Fiorentina, c’è in gioco ciò che resta di un’Italia strapazzata dalla Juventus, poi stordita dalla Roma: e quando l’Olimpico si aprirà agli «umani», la coppa Italia non rappresenterà certo il cadeau per ingraziar se stessi, ma l’Evento sul quale tuffarsi, il prestigio (per entrambe) da afferrare al volo.
L’UOMO DEI SOGNI – Si manifesta pure a Tenerife, sale sulla giostra e ne scende a Liga conquistata: è un avvio esaltante, d’un quarantenne in carriera che ha scelto di (ri)partire dal basso, che s’è lasciato alle spalle il praticantato al Real Madrid ed è andato in giro per la Spagna per studiarsi a fondo, per leggersi dentro, per analizzarsi. E la svolta è immediata, tanto per gradire al primo colpo, si concretizza a Valencia, la terza città più popolosa della Spagna (dopo Madrid e Barcellona; ma guarda un po’ che coincidenza: anche Napoli lo è..!), con la conquista d’uno scudetto che spacca l’egemonia dei soliti noti, con l’irruzione nel jet set d’un calcio che ormai gli appartiene.
YOU’LL NEVER WALK ALONE – E che gli spalanca «Anfield», i portoni del Liverpool e quelli d’una Champions che resta un poster d’una bellezza seducente come nessun’altra: è pure quello il primo Benitez, l’uomo che arriva, vince, carta e porta a casa non solo l’autostima ma vagoni di felicità per sé e per chi l’ha scelto. E in quel viaggio stordente che prosegue tra l’Inter e il Chelsea, c’è una bacheca che s’arricchisce e che comunque ha ancora posti vuoti: 3 maggio 2014, appuntamento all’Olimpico di Roma, la prossima fermata è Napoli: «Perché vincere aiuta a vincere».
Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 10 Apr 2014 - 09:49

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Scritto da
redazione