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Callejon-Gervinho, lo spagnolo è decisivo e vince la sfida con l’ivoriano

La legge del pupillo. Un lampo che squarcia il buio, un cabezazo che brilla come una stella del pianeta Champions: Josè Maria Callejon, testa (vincente), cuore e la rincorsa al secondo posto riaperta nel momento di maggiore sofferenza: per lui e per il Napoli. Da predestinato, la decima rete del suo campionato (la quindicesima stagionale) un’invenzione che permette agli azzurri di vincere lo scontro diretto con la Roma e allo spagnolo di trionfare nella sfida con Gervinho. Per l’occasione prima punta ma non primadonna. Sì, la gara dei pupilli va al totem di Rafa. Che alla fine stringe la mano alla musa di Rudi e brinda: «E’ il gol più importante segnato con questa maglia. Vogliamo il secondo posto».

LA NOVITA’. E allora, il racconto. Con la copertina doverosamente conquistata dalla grande novità di giornata. Pardon, di serata: Gervinho non è la freccia di sinistra del tridente, bensì è il riferimento centrale dell’attacco di Garcia (guardato a vista da Fernandez). Non proprio il centravanti classico, ovviamente, però di certo il terminale: una sorta di finto nueve, diciamo così; un attaccante di riferimento e di manovra con licenza – facilitata dalla propensione naturale – di tagliare, defilarsi, favorire gli inserimenti dei compagni e svariare lungo l’intero arco dell’attacco della Roma. Una svolta condizionata dalle alchimie tattiche di Garcia, deciso a cambiare assetto per le assenze e, magari, anche per trovare contromisure adeguate dopo la sfida di Coppa Italia.

LA COSTANTE. Se l’ivoriano comincia recitando un copione nuovo di zecca, a Callejon tocca invece la parte che conosce a memoria: alfiere destro del tris di trequartisti alle spalle di Higuain. Alfiere che, però, si muove come una torre: il suo lavoro, come sempre, è intenso sia in fase offensiva sia in fase difensiva. A maggior ragione in una situazione di costante inferiorità numerica a centrocampo. Generoso a dire poco, lo spagnolo: duelli con Romagnoli e Florenzi, raddoppi e recuperi al limite dell’area azzurra. Una costante.

GRAZIE REINA. Antefatti a parte, ne viene fuori un primo tempo dai due volti: a tutta birra, quello di Gervinho; da vorrei ma non posso, quello di Callejon. L’ivoriano è il centro del mondo di Rudi, questo è fuori discussione, ma in mezzo a un turbine di movimento, finte, contro finte e galoppate a risentirne, per fortuna del Napoli, è la mira. Soprattutto verso la fine del primo tempo: solita danza da tarantolato, Fernandez è seduto ma Reina salva tutti. Il trequartista andaluso, dal canto suo, non può fare altro che correre e poi ancora: Romagnoli e Florenzi lo impegnano un bel po’, e a tratti ci si mette anche il guerriero Nainggolan. Che fatica. E che mal di testa.

LE AMBIZIONI. Un’emicrania trasferita nel secondo tempo: il pupillo di Garcia non incide più, quello di Rafa diventa decisivo. In pochi minuti, sono due le occasioni costruite ad hoc per lo spagnolo: un bel tiro da fuori, scoccato di prima con una sorta di stilosa bicicletta (bloccato a terra); una fuga a cento all’ora verso De Sanctis, in perfetta solitudine, con tiro piazzato a tu per tu che il portiere giallorosso respinge da campione (di piede). Poi, la svolta: il lampo-Champions che squarcia il buio: «E’ il gol più importante segnato in azzurro, ma ne aspetto un altro ancora più importante». Che stoffa, Callejon. «Loro hanno giocato una grande partita, ma ci abbiamo messo il carattere giusto e alla fine è arrivata una vittoria importantissima. Puntiamo al secondo posto: abbiamo dimostrato di poter superare la Roma». E ancora: «Era una sfida decisiva, abbiamo dato il centouno percento: siamo molto felici, anche perché ora abbiamo dieci punti più della Fiorentina». Non fa una piega.

FONTE Corriere dello Sport

Articolo modificato 10 Mar 2014 - 08:32

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Scritto da
redazione