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L’attaccante Roberta Diodato si racconta a SpazioNapoli

20 anni da compiere il prossimo 17 aprile e una passione che profuma di calcio che le impone di rincorrere ed agognare un pallone: vi presento Roberta Diodato, giovane e caparbia attaccante del Napoli Calcio Femminile.

Un amore, quello per il calcio, che affonda fin subito le radici nella vita e nel cuore di Roberta, come lei stessa racconta: “Ho iniziato a giocare a calcio all’ età di 5 anni, con i miei fratelli, nella piazzetta sotto casa. A 7 anni ho iniziato a frequentare la scuola calcio, dove ho giocato per ben 6 anni, con soli ragazzini. Poi è iniziata la mia avventura nel femminile, a 13 anni sono approdata nella Salernitana femminile e dopo due anni sono passata al Napoli, dove sono cresciuta molto, sia caratterialmente che calcisticamente.”

Roberta, lo scorso sabato, ha suggellato il suo quarto anno in maglia azzurra siglando l’ultima delle tre reti che ha consentito alle partenopee di imporsi sul campo del Grifo Perugia, conquistando tre punti preziosi che dipingono la salvezza non come un surreale miraggio, ma come un obiettivo tangibile e perseguibile.

Un gol giunto nelle battute finali, recepito come “irrilevante”, ai fini del conseguimento della vittoria, almeno per quegli occhi avvolti dalla prevenuta e grossolana superficialità, quella che impedisce di abbracciare la più profonda ed autentica essenza delle cose.

In realtà, il gol di Diodato, personifica lo spirito di questa squadra, di un gruppo, coeso, complice ed affiatato, che, quando il vento gli soffia contro, non getta mai la spugna, fin quando non giunge il triplice fischio del direttore di gara ad imporgli di “deporre le armi” e con la medesima, incisiva ed intensa tempra, lotta, su ogni singolo pallone, anche quando il risultato parziale gli sorride, anche in quel caso, fin quando non giunge il triplice fischio del direttore di gara ad imporgli di “deporre le armi”.

È “il Napoli delle campane”, figlie di questa terra.

Adottive e di fatto.

È il Napoli di Diodato e delle altre “anime drogate di calcio”: “Il calcio è fondamentale per me, mi fa stare bene e quando attraverso qualche periodo negativo è la medicina nella quale cerco sollievo. Il calcio è un mio pensiero fisso, la mia più grande passione, ci gioco ovunque: in spiaggia, per strada, nei giorni di festa. Quando non ho gli allenamenti, i miei amici mi invitano a giocare a calcetto. Praticamente ogni momento e ogni occasione per me è buona per toccare un pallone, anche solo per palleggiare giusto qualche minuto. Insomma, come dice il più grande dei grandi, Diego Armando Maradona: “se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci.”

Passione, sacrifici, desideri, sudore, ambizione, tanti oneri e pochi onori, pestoni, dribbling, contrasti, la nuda gioia insita nelle esultanze, emozioni nitide, seppur immense nella loro raccolta umiltà: questo è ciò di cui è pregno il cuscino che accoglie i sogni di Roberta.

Ed anche progetti e frammenti di quotidianità, semplici e consueti, quelli che dovrebbero sempre costellare il cielo di una ragazza di 20 anni, ma, nei quali, nell’era moderna, sempre più di rado, siamo abituati ad imbatterci: “Sono una studentessa universitaria, iscritta al secondo anno della facoltà di Scienze motorie, quindi studio e nel tempo libero mi piace uscire e divertirmi con le amiche.

Quella di Roberta, quelle delle ragazze del Napoli calcio femminile sono storie di genuina normalità, narrate da una passione che assume voce e movenze sempre più fulgide e femminee, per ricordare ai “maschi” che “il calcio sono anche loro”: queste dolci, ma parimenti combattive, ragazze.

Foto: www.emanueledicesare.it

Luciana Esposito

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Articolo modificato 5 Gen 2014 - 17:00

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Scritto da
redazione