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Corriere dello Sport, il pagellone degli ultimi arrivati in casa azzurra

Ma quale crisi d’ambientamento! Sono arrivati, si son presi il Napoli e ognuno per quel che può, per quel deve, ha dato: otto arrivi e l’impressione che il mercato estivo sia servito per rivitalizzare il progetto, sistemando gli uomini giusti nei posti giusti e aspettando che laddove esistano dei buchi, arrivino innesti dell’identico spessore. Il nuovo Napoli non è venuto meno alle attese…

REINA 7. Fosse pure indistruttibile… E però è umano, almeno fisicamente, dunque si fa male, poi recupera e poi – essendo goloso ed affamato di calcio – si rifà male a Cagliari. Ma è d’impatto e, tra i pali, un elastico: para il rigore a Balotelli, ma fosse solo quello; a Dortmund fa il matto, a Torino l’aveva già fatto, dimostra d’essere (quasi) d’un altro pianeta. Un solo, piccolissimo neo, contro il Sassuolo, quando la sassata di Zaza lo sorprende sul proprio palo; e poi una scarica di sicurezza ad un reparto che certo lavoro gliene lascia. Chissà se resterà, per ora è un prestito, il Barça aspetta: ma vada come vada, è già stato un successo.

RAFAEL 6,5. Il futuro è nelle sue mani, ovviamente. Ma si intravede il talento, una certa sfacciataggine – ricordate il palleggio sulla linea bianca al debutto? – e pure una buona dose di personalità. Dicono che i brasiliani non abbiano scuola ma lui è un bel pezzo avanti, s’è sistemato in panchina ed ha osservato ciò che gli sta intorno; e poi stare alle spalle di Pepe aiuta a crescere, ad imparare i trucchi del difficile mestiere del portiere. Il Napoli ci ha creduto e per lui ha speso: cinque milioni di euro da tenere in panchina, ma sapendo poi che verranno i suoi giorni.

ALBIOL 7. Nostro signore della difesa: gioca a destra, che gli è congeniale; a sinistra, perché sa fare tutto e gli viene bene pure quello; gioca d’anticipo o dettando lui i tempi; vuole giocare sempre, persino quando sembra non possa farlo. Gioca e fa giocare, perché da là dietro riparte l’azione, ed è proprio un bel vedere. Garantisce serenità a chi gli sta a fianco, lo guida, ed è diventato immediatamente (naturalmente) un idolo del san Paolo. Quel che vedete in campo, lo potete ritrovare al di fuori del rettangolo di gioco: un gentleman vecchio stampo. Un acquisto Real, verrebbe da dire.

REVEILLERE 5,5. Lo scongelano all’improvviso, una domenica, all’alba: lui era ormai un ex, non giocava da quattro mesi, certo qualcosa aveva per ricominciare, però non pensava di doversi ritrovare a scollinare in una squadra che viaggia in altura e che vuole contendere lo scudetto alla Juventus e alla Roma. Qualcosa ha sofferto, qualcosa doveva pur pagare. Poi ha ritrovato la gamba, s’è preso la fascia e l’ha tenuta e tornerà buono per il mese prossimo, quando si giocherà ogni quattro giorni e serviranno esperienza e corsa e uomini in grado di afferrare l’Europa League e morderla. Ha un bel vantaggio: può andare su una corsia o anche sull’altra, fare il vice-Maggio o il vice-Zuniga. Intanto, pur con le difficoltà descritte, ha già scalzato Armero e sta prendendo confidenza con il campionato italiano. Per il momento è un filino dietro la sufficienza, ma non è colpa sua.

CALLEJON 8. Forse manco a Madrid sapevano d’avere tra le mani un calciatore del genere: ma ci sta, perché lì la concorrenza è stellare e farsi largo tra Di Maria, Ronaldo, Benzema e tutti quei galattici… Vede Napoli e tira fuori il meglio del repertorio, segna in tutti i modi, non si stanca (quasi) mai, fa il quarto di destra o di sinistra, la seconda punta e pure la prima; un’interpretazione universale del ruolo (ma cos’è un centrocampista offensivo o un attaccante?). Già dieci reti (tra campionato e Champions), che sono un’enormità se ci pensate bene, perché siamo appena a gennaio ed il bello devo ancora venire. E, ripensando al costo, otto milioni di euro, viene da sottolineare ch’è stato un affare colossale.

MERTENS 6,5. Sorpresa…! Mentre cominciavano a galleggiare nel nulla i primi interrogativi sulla sua consistenza, si toglie la tuta, si sveste della timidezza e si mette a far male un po’ a destra e un po’ a sinistra: ha gamba, resistenza e garantisce gli equilibri che altri non hanno nelle corde; è versatile e soprattutto il calciatore ideale per qualsiasi allenatore, perché esegue con giudizio e senza dar noia. Un’arma in più per il girone di ritorno (di fiamma) nel quale sarà indispensabile avere sette polmoni, gente che non tiri mai indietro la gamba, che faccia su e giù per la corsia. Ben oltre la sufficienza.

HIGUAIN 7,5. Ma che fenomeno è? Sente la porta, la scorge anche quando non ce l’ha nel cono visivo, gioca per sé ma soprattutto per la squadra, dimostra tutta la sua statura a più riprese, va al di là dei gol; poi resiste pure alle cadute sugli scogli e ad un acciacco che ad un certo punto sta per alimentare il terrore in casa-Napoli. Non a caso è il centravanti della Nazionale argentina; non a caso s’è preso il Real Madrid sulle spalle da ragazzino ed è andato oltre quota cento reti; non a caso Benitez lo sceglie, perché per allontanare la malinconia del Matador, solo un Pipita d’oro… E’ arrivato a tredici – nove in campionato e quattro in Champions – e quando segna non è quasi mai banale. Anzi, non lo è mai.

ZAPATA 6. Certo che è un investimento ma non una scommessa: migliora di volta in volta e pure a Cagliari, in quel poco che gli viene concesso, si fa largo non solo a spallate (che gli viene naturale) ma cercando la soluzione tecnica. Sta avendo rare chances, ma ha davanti a sé Higuain e uomini che offrono consistenza maggiore: solo 114 minuti, ma il tempo gioca con lui, perché ha margini di miglioramento che inducono all’ottimismo.

FONTE Corriere dello Sport

Articolo modificato 30 Dic 2013 - 08:44

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Scritto da
redazione