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La notte di Gonzalo Higuain: critiche spazzate via e Napoli ai suoi piedi

Higuain dice a se stesso: “Ora devo andare”, e va, solo, rapido, deciso, implacabile. Cana è talmente sorpreso che rimane sulle gambe, e lo guarda correre verso la propria porta.
Lo slalom a seguire rapidissimo di Higuain è un pugno che non ha visto partire, e non gli ha concesso che il tempo di un addio, guardandoselo di spalle, fuggire rapido. E, dopo – quasi fosse rugby – resistendo alla carica non di una berlina ma di un blindato come Ciani, se ne va dritto dritto in porta per metà campo e da terra di interno destro la mette alle spalle di Marchetti, il portiere dell’Avemaria. Amen. Con pugni battuti sul petto, alla Tarzan, e senza nemmeno ricordare ai tifosi che lui c’è, anche su quel campo, modello Cristiano Ronaldo.
Facile? Per niente, se non sei Higuain, se non sai evitare il primo avversario agganciando il pallone e poi smarcandoti, due gesti in una sola azione, tenendo sempre la palla attaccata ai piedi, perché Higuain, per quanto non sembri, per quanto appaia dimesso, e segni ancora poco, è uno che può fare molte cose insieme, forse troppe e sempre complicate, ma le fa. A volte sfuggono, a volte sembrano effimere, non questa volta.
È uno di quei pochi calciatori che fanno fruttare doppio ogni proprio gesto, ogni proprio gol. Perché ha la scienza di chi sa sempre che fare. Per brevità diremo istinto. Ed è anche vero che spesso è stato solo un annuncio, che in alcune partite ha reso a metà, in altre ha avuto un pessimo servizio da parte dei compagni. Ma tutto questo conta zero rispetto ai suoi gol. Che dicono: ecco, io sono questo qui.
Dribbling, velocità, classe e soprattutto forza. Mentre corre, sguardo fiero e Ciani prova a sbilanciarlo, lui pare ripetere e ripetersi: Dai sui prova pure, tanto non c’è niente da fare. E dopo, nonostante la paura presa per l’autorete di Behrami, continua a girare palloni per Pandev, uno, glielo tocca con un gesto da porta girevole, che da solo varrebbe la partita, una rabona sporca. Come ulteriore prova della sua bella serata.
Il gol gli è servito come un sacramento, per ristabilire priorità, per evitare le solite domande, e le facce da sala d’attesa. E quando segna il suo secondo gol (il terzo della partita), con la stessa tecnica ma con più eleganza, non gli resta che compiacersi fino alla nausea.
Riceve da Pandev un diagonale che è un regalo di Natale, lui deve sono ripetersi, smarcarsi con finta di corpo, agile, leggero nonostante la sua stazza, e ingannevole per quanto è sinuoso nel ricevere e andare con meno metri davanti – del primo gol – e stavolta inchiodare il pallone nella porta della Lazio con un gran destro nell’angolo, che Marchetti può solo vedere passare mostrando una smorfia di rammarico per un castigo troppo grande.
Tanto che sembra un dispetto, alla difesa della Lazio, al suo bravo portiere, e a chi non credeva nelle sue capacità: una questione privata. È una doppietta fondamentale per Higuain, per Benitez e per il Napoli. Perché non è solo consolazione: è speranza, è possibilità.
Dieci gol stagionali dopo settantuno giorni senza segnare in campionato, dalla sera del Milan, che non sono solo un ambo che verrà giocato ma la rottura delle astrazioni e delle illazioni intorno a un grande calciatore. Questi due gol stasera, mostrano la consistenza strutturale dello squalo Higuain, la sua forza enorme e allo stesso tempo la capacità, con morbidezza, di entrare nelle difese avversarie, se servito in velocità, e segnare a ripetizione. Sovvertendo le ambigue ombre che lo volevano oscuro attaccante.

Articolo modificato 3 Dic 2013 - 08:35

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Scritto da
redazione