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Il crollo del Napoli nei big match passa per centrocampo e difesa

Tre sconfitte in sedici gare, tra campionato e Champions League, possono anche ritenersi fisiologiche se inquadrate in una certa ottica: cambio di guida tecnica, nuovo sistema di gioco, organico rivoltato. Ma è il modo in cui sono scaturite ed al cospetto di quali avversari che inducono a riflettere. Il Napoli è crollato quando ha dovuto misurarsi con squadre forti ed ambiziose (Roma, Juve e Arsenal) denotando limiti tecnici e caratteriali. Ed anche scarso assortimento dell’organico. Se Benitez s’aspettava verifiche importanti prima di procedere con la richiesta di rinforzi a gennaio, le ha avute. La squadra fatica ad arginare gli assalti, pur con le attenuanti di assenze quali Zuniga, Britos e Mesto. Non riesce a pungere in attacco quando trova varchi ostruiti per vie centrali ed avversari che provvedono a chiudere sugli esterni con una linea a cinque. Questo Napoli avrebbe bisogno di aumentare la cifra tecnica complessiva dell’organico ed anche una certa fisicità. Senza per questo disconoscere quanto di positivo ha mostrato in questo avvio di stagione: quattro vittorie in trasferta in campionato e tre su quattro in Champions tra cui il successo a spese del Borussia Dortumund, vice campione d’Europa.

Stranamente, la difesa che così bene aveva retto in altri confronti, tanto da diventare una delle migliori del campionato, nelle tre sconfitte subite ha mostrato qualche crepa di troppo. Forse sarebbe più corretto parlare di fase difensiva nel suo complesso che di un unico reparto. Cinque gol incassati tra Roma e Juventus, due dall’Arsenal. Ma anche in altre partite, il Napoli aveva subito oltre il lecito senza mostrare compattezza e solidità nel reparto arretrato: a Firenze, ad esempio; o in casa con Catania ed Olympique Marsiglia. Qualcosa va registrato è innegabile. E le assenze di Zuniga, Britos e Mesto, peraltro concomitanti, si fanno sentire. Per non citare la scarsa attenzione nelle chiusure da parte di Pablo Armero. L’arrivo del francese Reveillere, intanto, potrà quantomeno tamponare l’emergenza. Ma anche a Torino con la Juve è apparso evidente quanto non bastino Behrami ed Inler ad impedire che l’avversario prenda il sopravvento a centrocampo e costringa il Napoli ad abbassare il proprio baricentro per non subire. Inconvenienti che Benitez ha cercato di ovviare chiedendo a Callejon ed Hamsik un certo lavoro di raccordo che il primo ha svolto con diligenza fino ad esaurire le proprie energie ed il secondo, invece, non ancora. E spesso Reina si è trovato a compiere interventi miracolosi per evitare passivi più pesanti.

FONTE corriere dello sport

Articolo modificato 12 Nov 2013 - 12:26

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Scritto da
redazione