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Soldatino Mesto, non è un fulmine di guerra ma ha spalle larghe e duttilità

Mesto di nome ma non di fatto. L’esterno destro ex genoano adattato solitamente a terzino destro, venerdì contro la Roma ha avuto addirittura l’onere di giocare a sinistra, confermando di essere sicuramente una delle novità tattiche che più hanno incuriosito gli addetti ai lavori. Un tecnico abituato a giocatori di caratura internazionale non darà certo credito ad un calciatore con un curriculum così modesto e scarno di esperienze di livello, avevano pensato i più acuti critici, figurarsi se qualcuno avesse puntato su di una sua assidua presenza in prima squadra.

Ed invece, il buon Giandomenico, è una delle scelte confermate nello scacchiere di Benitez, o almeno in uno dei tanti temi tattici che il tecnico spagnolo ha in mente per il Napoli. Più che in una versione della squadra, verrebbe da dire, a seguito delle tante presenze che l’esterno sta collezionando in questa stagione, sorprendendo tutti, tifosi compresi, che si sarebbero aspettati una scelta diversa, più orientata verso Armero, o forse sacrificando qualche calciatore con doti tecniche più spiccate. Ma magari, avrà pensato il tecnico, dove trovi maggiore qualità, rischi di perdere la duttilità di un elemento che si è saputo calare nei panni del calciatore a cui bisogna chiedere una metamorfosi, di ruolo, di stile di gioco, di posizione in campo, ed ecco così che Mesto si sobbarca il lavoraccio sulle spalle e si impegna fino alla fine pur di portare a termine il compito che gli è stato assegnato, senza strafare e, soprattutto, cercando di non andare fuori giri.

All’Olimpico non è riuscito ad arginare Gervinho e chi lo ha succeduto, ma ha di certo mostrato ancora una volta che è in grado di tenere botta alle necessità di un tecnico che ha bisogno di uomini a cui chiedere il lavoro più pericoloso per un calciatore, e cioè giocare fuori ruolo perché le assenze, gli infortuni e la credibilità limitata di alcuni elementi mettono a nudo le difficoltà del gruppo, ed ecco allora che il tecnico sceglie quegli elementi a cui affidare la croce, perché spesso a chi gioca fuori ruolo non vengono concessi alibi, perché loro scendono in campo prima di tutto, e questo basta per chiedergli la luna.

Mesto non sarà un campione, forse nemmeno un calciatore che farà la storia del club (anche se gli auguriamo di capovolgere questa prospettiva) ma ha di certo il merito di essersi messo nelle mani dell’allenatore, di aver messo a disposizione le sue prestazioni al di là della posizione in campo, pur di essere considerato tra i protagonisti, perché chi ha il desiderio di giocare e di dimostrare il proprio valore è anche in grado di guardare oltre e di accettare anche qualche figuraccia, pur di sentirsi importante. Onore al suo impegno, un plauso per l’applicazione, un esempio per colore i quali accettano un ruolo da comprimari, senza mettersi in gioco, rinunciando a concedersi una prova, anche con se stessi, pur di lasciare un segno del proprio passaggio…non è forse questa il primo obiettivo di un calciatore professionista?

Articolo modificato 20 Ott 2013 - 04:18

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Scritto da
redazione