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Lo scugnizzo torna a casa: la storia da girovago di Antonio Floro Flores

S’è spaventato. Ha pensato d’essersi fatto male. Aveva le gambe dure e le mani che gli tremavano. Floro Flores è uscito dal campo scuotendo la testa. Due volte. Per il risultato: mortificante. E poi perché ha avuto paura di doversi fermare, gli è presa l’ansia di chi teme di non poter giocare la partita che più aspetta e che in fondo però, forse, non vorrebbe arrivasse mai. Erano solo crampi. La fatica, la tensione, il caldo, soprattutto la delusione. Perdere 7-0 con l’Inter fa male. Ma non essere al San Paolo stasera col Sassuolo sarebbe stato anche peggio. E’ nella lista dei convocati. Disponibile. Una serata da avversario con il Sassuolo: per lui sarà la partita dalle mille emozioni anche se ha lasciato l’azzurro 9 anni fa per “girare” l’Italia. Questione di sentimenti, di storie che non hanno una fine. Non possono averle. Pure se la traiettoria del pallone da quando è andato via non è più stata a rientrare. C’è stato un momento, un discorso abbozzato, una inizio di trattativa. Floro Flores sembrava l’attaccante giusto per Mazzarri. L’uomo in più. Quel che poi sono stati Lucarelli e Calaiò. Il centravanti, la punta esterna, un po’ tutto là davanti. Saltò tutto.

ILLUSIONE E AMAREZZA – S’è messo ormai l’anima in pace. E che fa se il cuore da tifoso batte sempre. Floro Flores è cresciuto guardando il San Paolo, a soli cinquecento metri da casa sua. Gli pareva un gigante da piccolo. L’ha sognato, l’ha fatto suo, poteva tenerselo stretto. E invece l’ha perso. C’è tornato solo da avversario: nemico-amico dentro l’area di quel ragazzo con cui s’erano divisi sogni, gol e partitine nel quartiere. Tony il bomber prodigio, Paolo il difensore diventato capitano. Storie di calcio, e perciò pure di vita. Napoli-Sassuolo è anche la Floro Flores story. Il primo ritiro con Zeman in panchina; il debutto all’Olimpico contro la Roma; e poi il Milan, la morsa Maldini-Costacurta all’esordio al San Paolo dall’inizio. Segnò un gol al Pescara, corse sotto la curva B, abbracciò idealmente la foto di Sergio Ercolano e il giorno dopo confessò a un cronista mentre palleggiava per le strade del Rione Traiano: “vorrei diventare presidente del Napoli”. Chissà se si sarebbe riacquistato.

INTANTO RESTA IL PASSATO – E qualche gol che non s’è perso nella memoria, anche se segnato in amichevole. Quello alla Reggina partendo con un colpo di tacco dalla bandierina del corner è un cimelio per chi era lì quel ferragosto, per quelli che c’avevano creduto, per chi come Paolo Palermo, il procuratore, le ha viste davvero tutte. E’ un fratello maggiore. E la sfida al Napoli è il peggio che c’è: tifoso azzurro e procuratore di Floro. Insomma, meglio starsene in salotto a guardarla alla tv. Scene di sempre, immagini di ogni ritorno, emozioni di una partita che Floro continua a sentire troppo.

SCUGNIZZO TIFOSO – Vive l’atmosfera, aspetta ansioso tutta la settimana, finisce per patire l’ambiente, il suo ambiente. E non può certo essere un caso se la migliore prestazione a Fuorigrotta l’ha fatta quend’era all’Arezzo in serie B: si giocava a porte chiuse. Finì 2-2. Nel silenzio, solo il fragore di un tiro fortissimo stampato sul palo. Un segnale anche quello. Mai un gol contro il Napoli. E mai, in fondo, una partita da avversario vero. La testa gioca, il cuore lo marca stretto.

Fonte: Il Corriere dello Sport

Articolo modificato 25 Set 2013 - 10:16

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Scritto da
redazione