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Pipita o non Pipita, questo è il problema. Dicono che il nodo che divide Napoli e Higuain sia rappresentato dalla Nike. Il pomo della discordia è, come i tanti deja-vù che trasversalmente hanno accompagnato le trattative partenopee in questo decennio, quello dei Diritti di Immagine. Lo scenario questa volta è assai più suggestivo. Il Napoli, dopo lunghe traversate in mari tempestosi, è ormai vicino all’acquisto del primo top player che la nostra storia calcistica recente ricordi. L’intoppo però è dietro l’angolo: l’attaccante ha ancora 2 anni di contratto con lo sponsor nato nell’Oregon, contratto in forza del quale percepisce 2 milioni annui. Se il Real lasciava la gestione del 50 % dello sponsor medesimo al calciatore, il Napoli no. L’espediente, che dirigenti ed emissari stanno sperimentando, sarebbe quello di offrire ad Higuain un ingaggio che vada a soddisfare le sue pretese economiche, compensando il “sacrificio” che deriverebbe dalla rottura del suo contratto di sponsorizzazione con la Nike, ingaggio dunque pari a 6 milioni. Ma il Pipita è per la Nike un feudo, strategicamente essenziale, un cavallo sul quale scommettere soprattutto nelle Pampas argentine. Perciò convincerlo a stracciare un contratto, per di più milionario, sarà assai difficile. Curioso poi che il “casus belli” sia rappresentato proprio dalla Nike: marchio che prende il nome dalla Dea greca simbolo della vittoria, simbolo di una feroce ambizione. Emblema di quella bramosia dipinta sul volto di tutti i tifosi partenopei che, con o senza Pipita, vogliono emozionarsi, piangere, vincere e sciogliere quel nodo amaro alla gola che il fallimento porta ancora dietro con sè.

Articolo modificato 22 Lug 2013 - 09:24

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Scritto da
redazione