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Stadio San Paolo tra gli incubi del passato e i dubbi del futuro

Stadio San Paolo 30 giugno, torna d’attualità la questione impianto rilanciata dall’ultimatum del presidente di giovedì scorso, durante la tavola rotonda organizzata da Radio Marte per parlare della città e delle sue prospettive. Il Presidente ha posto il 30 giugno come termine ultimo per chiudere un accordo di cessione (o concessione lunga, o diritto di superficie, la formula è da concordare) dello Stadio San Paolo per poter poi partire con la programmazione dei lavori di restyling per rendere l’impianto adeguato alla modernità nel giro di 24-36 mesi, diversamente ha minacciato la possibilità di edificare un nuovo impianto a Caserta, spalleggiato dal sindaco del capoluogo di Terra di Lavoro.

Quasi tutti i problemi del vetusto San Paolo nascono dai lavori di ristrutturazione realizzati in occasione dei mondiali del 1990, dal parcheggio sotterraneo da 2000 posti mai utilizzato (e i tifosi del Napoli sanno bene quanto farebbe comodo averlo!) fino alla risistemazione degli accessi e degli spazi all’intorno, per concludere con lo scempio massimo, la copertura. E’ proprio quest’ultima a generare le maggiori difficoltà perché mastodontica, sovradimensionata rispetto ai reali carichi (si è voluto spendere in metallo molto più del necessario, chissà perché?) e agganciata al famigerato terzo anello che tra vibrazioni e pericolosità si è rivelato inutile. Non tutti sanno che però nel 1988 ci fu anche un altro progetto presentato per la copertura del San Paolo, alla redazione del quale aveva partecipato anche il figlio dell’Ing. Cocchia (progettista originale dello stadio), che prevedeva una copertura molto più leggera con elementi strutturali sottili e di grande impatto anche estetico, senza considerare il consistente risparmio in termini di quantità e costo dei materiali. Questo progetto che prevedeva costi inferiori per oltre il 50% rispetto alla copertura poi realizzata, fu messo in un cassetto e lasciato e prendere polvere. Nella foto potete vedere una sezione del modello plastico di quel progetto, potete notare la sezione della gradinata del secondo anello e la copertura retta dagli elementi rossi.

Oggi qualunque sia l’approccio progettuale relativo alla risistemazione o restyling dello stadio di Napoli, si devono fare i conti con il pesante impatto della struttura di copertura, che fare? Rimuoverla e fare una copertura ex novo? Smontare il terzo anello e lasciarla per il resto invariata? Smontarla per modificarla e poi rimetterla in opera? Ognuna di queste soluzioni presenta difficoltà progettuali e soprattutto costi diversi e, comunque si scelga, onerosi. Senza contare che in ogni caso la copertura è un elemento centrale del progetto del stadio San Paolo 3.0, perché dovrà certamente funzionare meglio di quella attuale (che spesso protegge poco dalla pioggia), dovrà garantire una certa produzione di energia mediante pannelli solari, dovrà senz’altro non gettare troppe ombre sul terreno di gioco per non creare problemi di irraggiamento all’erba del campo, insomma è questione centrale e complessa.

Insomma per lo stadio San Paolo 30 giugno è una dead linea molto importante, si accavallano molte scadenze in quella data, si dovrà avere innanzitutto la certificazione di agibilità dal Comune (indispensabile per giocare in campionato e in Champions), entro quella data dovranno essere terminati i lavori (la sistemazione degli intonaci e dei bagni è a buon punto, manca ancora il potenziamento dell’illuminazione del campo richiesta dall’UEFA per le riprese in HD e la sostituzione dei sediolini mancanti o danneggiati in vari settori), ma è anche la data ultima fissata prima dal Sindaco, poi da De Laurentiis e infine da entrambi per la stipula dell’accordo per determinare la risistemazione futura dello Stadio San Paolo. Ci riusciranno?

Andrea Iovene

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Articolo modificato 8 Giu 2013 - 10:55

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