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Dopo l’Atalanta, Cavani torna in Uruguay per riabbracciare la famiglia e ritrovare la giusta condizione

Imprigionato in un quaresimale digiuno, Edinson Cavani attende l’Atalanta con la valigia in mano. Subito dopo la gara del San Paolo lo aspetta un volo per Montevideo e poi subito dopo un altro aereo per la sua cittadina natale, Salto, dove abbraccerà il figlioletto che sua moglie Soledad ha messo alla luce venerdì scorso. Anche il maestro Taberez dovrà farsene una ragione: il ct della Celeste lo attende in ritiro, ma ha già ha fatto sapere che concederà al Matador un permesso di 48 ore prima di raggiungere la sua nazionale che il 23 e il 26 marzo, contro Paraguay e Cile, si giocherà una gran fetta delle sue speranze di prendere parte ai Mondiali brasiliani del 2014.
Ma Tabarez si è già messo l’animo in pace. Cavani correrà da Lucas, il secondogenito. Non ci fosse stato il campionato di mezzo, la rincorsa alla Juventus, il secondo posto da blindare e la classifica dei cannonieri da vincere, Edi avrebbe chiesto (e forse persino ottenuto da Mazzarri e De Laurentiis) il permesso di raggiungere in anticipo la sua famiglia dall’altra parte dell’Oceano. Non lo ha fatto. E neppure pensato.
Un’altra settimana da trascorrere con questo gol che non arriva: dal minuto 82 della gara col Parma a domenica pomeriggio, praticamente 725 minuti. Per come calcolano il tempo i centravanti, si tratta di un’era geologica. Mazzarri, lo ha detto dopo la gara col Chievo, tornerà a parlargli. “Gli dirò che non deve avere fretta, che deve continuare a stare tranquillo”. L’ultima settimana prima del ritorno in Uruguay lo passerà così tra gli allenamenti e i consigli del suo tecnico Mazzarri, con mamma Berta al suo fianco a fargli sentire l’aria di casa. La signora Cavani è giunta a Napoli subito dopo le feste di Natale. E non è più andata via. Da quando la moglie ha scelto di tornare in Uruguay per far nascere Lucas, la madre di Edi non l’ha mollato neppure un attimo. Ovvio, dicono quelli dell’entourage del Matador, che Edi senta la mancanza della sua famiglia. Mai con Soledad, da quando si sono conosciuti a Montevideo (lui giocava a calcio, lei studiava) c’è stato un così lungo distacco.
Il viaggio nel Matador smarrito fa tappa nella sua vita più intima e inviolabile. Colpisce troppo il fatto che nelle ultime sei partite di serie A, Edi Cavani da uomo chiave, sia diventato una specie di mistero. «E se fosse distratto dalle voci di mercato?», borbottano i malpensanti. Non è così: altrimenti non avrebbe neppure chiesto di partite per Plzen per tentare la disperata rimonta in Europa League. Più attaccamento alla maglia di questo gesto…
Si è eclissato in termini realizzati mentre la squadra ha cominciato a soffrire e a marciare a tappe forzate per uscire da un cono d’ombra: a un certo punto, aveva realizzato 18 gol in 20 partite (25 su 25 compresa l’Europa League. Poi il buio. Capita. E allora tutti a cercare le cause della dieta-gol, come se il Matador fosse una specie di Superman travestito da calciatore con la maglia numero 7.
La famiglia lontana e i viaggi intorno al mondo, non hanno giovato affatto alla causa: il Cannibale ha fatto poche ferie, perché ha giocato prima le Olimpiadi a luglio, poi a parte qualche giorno a cavallo del Ferragosto, non si è più fermato. Tra Uruguay e Napoli gli impegni sono stati numerosi. E anche se nessuno lo ha mai fatto capire chiaramente, in molti non hanno apprezzato quel suo spendersi sempre e comunque per la nazionale anche per inutili amichevoli. Come, per esempio, quella a Doha. Anche se era una semplice le esibizioni
Forse è stanco di testa, perché la sua condizione atletica sembra buona: anche contro il Chievo lo si è visto correre per il campo, rientrare spesso per dare una mano ai compagni nei calci piazzati, spazzare la propria area, rilanciare l’azione. Ma quando si è trattato di andare alla conclusione, non è mai riuscito a fare gol.

Fonte: Il Mattino

 

Articolo modificato 12 Mar 2013 - 11:46

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Scritto da
redazione