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In uno slancio di poesia, ai limiti del possibile, sfiorando una sottile linea di follia

Che maestro di vita che è il calcio. Tu ti prodighi per far bene in ogni dove, ti alleni, ti sforzi, lanci il cuore oltre l’ostacolo, fai di tutto per proiettarti in una sfera positiva che frutti vittorie e risultati favorevoli, e alla prima occasione, causa una banale quanto ingenua distrazione, ti mette davanti ad una amara sconfitta, figlia di quell’attimo in cui ha pensato ad altro e non all’avversario di turno. Potrebbe essere questa la sintesi di ciò che è successo al Napoli nella gara d’andata contro il Viktoria Plzen, abile e spietato avversario, bravo a carpire le amnesie di una squadra riflessiva e con la mente al campionato.

Uno 0-3 che ha il sapore di uno schianto, di una ineluttabile resa, di una improbabile, oseremo dire fantascientifica possibilità di ribaltarne le sorti in una gara di ritorno in Repubblica Ceca che ha i contorni di una gita turistica e nulla più. Ma non lo dite ai tifosi, non lo dite a chi nonostante l’inverosimile prospettiva di una rimonta non ha rinunciato ad investire i propri risparmi alla ricerca di un’avventura, magari per poter testimoniare di esserci stato anche solo per applaudire ad una bella prova e nulla più, magari per poter dire che la propria fede non ha confini geografici e ne tanto meno è condizionata al raggiungimento di un risultato, per poter raccontare di aver seguito la squadra nonostante la matematica sia una inattesa nemica, considerando il tonfo dell’andata.

Ma non si ferma qui la fantasia di un tifoso, di un appassionato, di un poeta ingenuo innamorato di un colore, la mente spinge oltre i confini del possibile, andando alla scoperta di una prospettiva che sfodera percentuali ridicole, ma che è pur sempre lì, in un angolo remoto, pronta ad accendersi qualora una miccia possa alimentare un barlume di speranza. Ecco, la speranza, un sentimento che non abbandona il tifoso, testardo e nemico della realtà, amante delle sfide e spavaldo nelle proprie certezze che la sua squadra possa farcela, e che la sua voce sia necessaria, anzi indispensabile affinché ciò avvenga, che la sua presenza sia il mattone che innalza un muro tra l’inverosimile e il raggiungimento di un sogno.

Non ditelo mai al tifoso che la propria squadra è con un piede e mezzo fuori dall’Europa, non parlategli mai come ad uno stupido innamorato che non si rassegna all’evidenza, abbiate soltanto la compiacenza e il rispetto verso colui che, al di là di qualsiasi risultato, ha bisogno di vedere azzurro per continuare a vivere di speranza, perché sperare, alla fine, è il modo migliore per spianare la strada ai sogni. No, non è uno sprovveduto, neanche un povero illuso, è soltanto un uomo che vive di passione, smisurata passione che nasce dal profondo. Per coloro che scenderanno in campo stasera, ricordatevi che c’è qualcuno che crederà sempre in voi, nonostante tutto. 

Di seguito un grido di speranza in una notte europea di qualche anno fa che mise il Napoli di fronte ad una rimonta impossibile, come augurio o come urlo di battaglia, a voi la scelta, che sia comunque il leitmotiv da associare ad una squadra che deve lottare sempre e comunque.

Articolo modificato 21 Feb 2013 - 12:20

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Scritto da
redazione