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La notte magica di Grava e Cannavaro

L’arca azzurra di Paolo e Gianluca. Semi-diluvio universale sulla città? Niente paura: Paolo Cannavaro e Gianluca Grava guidano la squadra al sicuro. In testa alla classifica, di fianco alla Juve per un po’ di ore, primi e beati. In attesa di Verona, del Chievo e degli eventi. E la notte di Napoli è dolce come poche altre, per loro; per i due amici, i due simboli, il capitano e l’alfiere che il 18 dicembre avevano pianto lacrime amare, di rabbia e dolore veri, dinanzi alla sentenza choc di squalifica di 6 mesi, e che ieri, alla prima al San Paolo dopo la cancellazione dell’ingiustizia, hanno giocato fianco a fianco dal primo minuto. Alla grande. E insieme hanno lottato con il cuore e con l’anima, e il sangue azzurro ha rigato il prato verde. Una favola. Anzi, due, con finali che sembrano scritti dalla mano più romantica possibile: primo gol della stagione per Cannavaro e prestazione chic di Grava, alla prima da titolare dopo undici mesi e il rischio di dover dire addio al calcio prima del previsto. Certe storie sono davvero infinite. Tutti in piedi: standing ovation per i ragazzi della curva.

I TIFOSI – Sì, proprio così: nel periodo della squalifica, quattro partite senza calcio, Cannavaro e Grava hanno smesso i panni dei calciatori, hanno rinunciato ai posti comodi in tribuna e semplicemente come Paolo e Gianluca hanno tifato per il Napoli, per i compagni, dalla curva. In mezzo alla gente che in loro, tifosi azzurri e innamorati persi, prima ancora che giocatori, s’identifica sempre più. Hanno saltato, cantato e urlato con gli occhi umidi per quattro, maledette partite: con il Bologna in Coppa Italia, la Roma, il Palermo e il Siena in campionato. Salvo poi piangere a dirotto, ancora, ma questa volta di gioia: un mese dopo l’inferno, i due ragazzi rivedono il paradiso il 17 gennaio: “Squalifica cancellata”.

FABIO: “BRAVO PAOLINO!” – Brillano i fuochi d’artificio, poche ore dopo la decisione della Corte federale, e illuminano la collina di Posillipo da un giardino: è il 32 dicembre – come il film – organizzato ai piedi di casa Cannavaro dai suoi amici per festeggiare il ritorno al calcio. Alla vita. Poi, la panchina a Firenze, concordata dopo il terremoto di emozioni di appena tre giorni prima, e il rientro in grande stile a Parma. Sette giorni dopo, altra prestazione super coronata dal gol, il primo stagionale, con il Catania. E nella stessa porta che, proprio in occasione della sua ultima partita al San Paolo, aveva incorniciato la prodezza di Portanova in Napoli-Bologna. Appena rientrato dalla lunga squalifica: evidentemente, quella è una porta talismano. «Sono felicissimo, ma ora dobbiamo continuare così». Complimenti anche da Dubai: «Bravo Paolino!», il tweet di Fabio. Il capitano è tornato a casa alla grande: testa alta, fascia al braccio sinistro, convinzione piena che questo potrebbe essere davvero l’anno più bello della sua vita calcistica. Non resta che attendere. E nel frattempo godere.

DOPO UNDICI MESI UN LEONE – Lo ha fatto e lo starà facendo anche ora Grava, ieri in campo dal primo minuto dopo undici mesi di naftalina. La sua ultima da titolare? Napoli-Atalanta dell’11 aprile 2012. Una vita fa. Poi, qualche minuto e nulla più nell’ultimo anno. Un anno che, nel giro di qualche settimana, s’è trasformato da un baratro a una rinascita: i sei mesi di squalifica, a 36 anni d’età, avrebbero potuto seriamente rappresentare il passo d’addio. Poi, la magia. E il ritorno da titolare in occasione di una partita delicata come poche. Risultato? Gianluca, sereno e disinvolto anche in palleggio, parte su Gomez, ringhia e morde, e nel secondo tempo Maran è costretto anche a cambiare fascia all’argentino. Ha sette vite, l’alfiere azzurro. Come un gatto travestito da leone. Un mito.

Fonte: Corriere dello Sport

 

Articolo modificato 22 Feb 2024 - 23:14

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Scritto da
redazione