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A volte restare in silenzio, diventa impresa per pochi, se non impossibile

Non è il singolo a fare una squadra. Ma è la squadra a fare il singolo.

Era questo che Mazzarri cercava di chiarire domenica sera, dopo la strabiliante (e su questo nessuno può metterci bocca!)vittoria del Napoli.

Gli uomini di Mazzarri sono riusciti a dare una buona prova sia in fase difensiva che in fase offensiva, rifilando quattro goal alla Roma e incassandone solo uno. Hanno affrontato la Roma a viso aperto, senza lasciarsi incenerire dal suo gioco aggressivo, spedito, dinamico e volto a “inventare” quante più palle goal, prediligendo, come tipico del mister boemo, la fase offensiva. L’arma vincente dei partenopei è stata, appunto, quella di giocarsi la partita dall’inizio fino alla fine, portando in campo no la paura e il terrore per una prima che sarebbe potuta  rivelarsi disastrosa contro una Roma agguerrita, ma il coraggio di estrinsecare nelle “mura di casa” un gioco arioso, intelligente e fluido che assicurasse, non solo una bella prestazione che deliziasse gli occhi dei tifosi, ma tre punti essenziali per riprendere una corsa ai vertici, che già ha subito un’ ingiusta frenata per i due punti di penalizzazione.

Il Napoli domenica sera è stata una macchina perfetta. Le gambe calde e scattanti degli undici scelti, non hanno risentito dell’intorpidimento muscolare “natalizio” per il lungo periodo di riposo. L’intelligenza tattica ha soppresso ogni accenno di sbandamento o confusione tra i reparti. La velocità di pensiero ha dominato, con un Pandev che serviva a raffica palle goal ad uno strepitoso Cavani. Ma soprattutto l’amarezza, per i punti persi nel primo atto del campionato, è stata soppiantata dall’orgoglio di dimostrare che il Napoli c’è, è da temere.

Ecco perchè Mazzarri si è infervorato quando ha sentito alcuni giornalisti(versante mediaset), travisare e sabotare questa oggettiva e imparziale chiave di lettura. E’ ridurre, una vittoria di un’ intera squadra, a una sensazionale prestazione di Cavani.

A scanso di equivoci: Cavani è un fenomeno, è un mostro di bravura cresciuto “a pane e talento”, ed è un giocatore essenziale per il Napoli. E’ un gioiello, un patrimonio per il calcio. Si sprecano ormai gli aggettivi.

Ma un attaccante riesce ad esaltarsi, quando alla spalle può fare affidamento su di una squadra che si sacrifica, inventa e costruisce per lui. Una squadra che pulisce le azioni in fase di costruzione per servire, alla fine, nitide palle goal che Cavani incornicia nelle reti avversarie.

Bisogna precisare anche che in alcune partite Cavani, arretrandosi a centrocampo, di sua iniziativa, recupera  palle, che dopo una galoppata di 40 metri trasforma in goal. D’altronde anche l’onnipresenza in tutti i reparti è parte del suo DNA calcistico. Ma domenica contro la Roma è stata una vittoria del gruppo, della squadra, del Napoli.

Quindi la rabbia di Mazzarri era più che giustificata. Dietro ad ogni partita c’è un lavoro tecnico e tattico certosino che permette alla squadra di giocare bene e a Cavani di segnare. E sentirsi scippati da  meriti oggettivi e dovuti, farebbe infervorare  anche la persona più pacata e tranquilla. Sicuramente il caloroso mister azzurro avrà sbagliato i modi e i toni, avrebbe potuto rispondere con maggiore serenità e gestire meglio la rabbia. Ma è un modo di agire inerente all’ ambito comportamentale di una persona, che di certo non sminuisce il concetto espresso.

Alla fine tutto è stato chiarito e le scuse sono state fatte. Ma la superficialità e la parzialità dei giudizi restano.

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ALINA DE STEFANO

Articolo modificato 8 Gen 2013 - 19:04

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